L’attività effusiva prodotta dalla fessura apertasi l’8 febbraio alla base della Bocca Nuova, a quota 3.050 metri prosegue e il fronte lavico ha raggiunto quota 1.850 metri. È quanto si legge nella nota dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che fa il punto sull’eruzione dell’Etna.

Il flusso, ben visibile dal versante sud-ovest, è lungo circa 4,2 chilometri e l’interazione tra la lava e il manto nevoso ha provocato improvvise esplosioni. 

Gli esperti mettono in guardia dall’avvicinarsi al fronte lavico anche in considerazione della folla di curiosi che in questi giorni ha cercato di vedere da vicino il fenomeno. Domenica la Protezione civile regionale ha lanciato l’allarme per “un afflusso costante dalla strada provinciale 92 e dalla strada Milia di un migliaio di persone”.

Il flusso lavico in avanzamento può interagire con il ghiaccio o con sacche di neve che, una volta vaporizzate a causa delle alte temperature, fino a diverse centinaia di gradi centigradi, possono proiettare frammenti incandescenti di lava fino ad alcune centinaia di metri di distanza.     

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