Per 8 volte in 4 mesi era entrata in ritardo al lavoro e per questo era stata licenziata, ma per i giudici sia di primo grado che d’appello del tribunale di Firenze i ritardi erano “colpa dei treni regionali” e per questo hanno dichiarato illegittimo il provvedimento di licenziamento, e hanno ordinato la riassunzione con indennizzo per i mesi in cui non aveva potuto lavorare. La storia è riportata oggi dal Corriere Fiorentino.
La donna, un’impiegata part time di una gelateria di Firenze, nel 2022 viene spostata dal punto vendita della stazione a un altro nel cuore del centro storico. Arrivando da Pontassieve, in provincia di Firenze, in treno tutte le mattine, con numerosi ritardi su una linea tra le più disagiate della Toscana, a novembre dello stesso anno viene licenziata.
Secondo quanto emerso nel corso dei processi, il licenziamento avrebbe avuto anche un “carattere ritorsivo”. La giovane, infatti, aveva chiesto alcuni mesi prima un congedo per motivi di studio, per completare il primo ciclo universitario, e solo al suo rientro la società le aveva ordinato di trasferirsi nel punto vendita del centro storico. A quel punto sono iniziati i ritardi più significativi, perché arrivando da Pontassieve in treno ogni mattina quando lavorava nella stazione riusciva quasi sempre a entrare in negozio in orario, ma successivamente, dovendo fare a piedi il tratto fino al nuovo luogo di lavoro, le era capitato circa 8 volte in 4 mesi di fare alcuni minuti di ritardo.
Tutto ciò, a detta dei giudici, è avvenuto solo per i cronici ritardi dei treni regionali toscani, e inoltre non c’era motivo di trasferire la giovane perché nel processo è venuto fuori che era stata rimpiazzata da un’altra dipendente nel punto vendita in stazione. Da queste risultanze processuali i giudici della Corte d’Appello di Firenze si sono convinti che il licenziamento fosse dovuto in realtà solo a motivi ritorsivi nei confronti della giovane, contro il permesso ai fini di studio che la ragazza aveva richiesto alcuni mesi prima, e non per i ritardi, che non erano imputabili a sue negligenze, ma alla cronicità dei ritardi sulla linea ferroviaria. Né è pensabile, sempre per i giudici fiorentini, che una commessa assunta part time, e che ogni mattina dalla provincia deve andare a lavorare a Firenze nel centro storico, possa utilizzare l’auto invece di treni e mezzi pubblici, per ovvi motivi economici. Così la Corte d’Appello di Firenze nei giorni scorsi ha confermato la sentenza di primo grado del 2023 e ha ordinato il reintegro della commessa e studentessa di Pontassieve, che era difesa dagli avvocati Andrea Stramaccia e Lorenzo Calvani.