L’inchiesta sulla gestione urbanistica frena a Milano il settore immobiliare che in dieci anni, da Expo 2015, ha raccolto investimenti per circa 35 miliardi di euro. Sono circa 150 i cantieri bloccati. Progetti per migliaia di metri quadrati che, se dovessero restare soltanto sulla carta, rischiano di frenare la rigenerazione di migliaia di metri quadrati del capoluogo lombardo, con tutte le ricadute del caso. A rischio, secondo uno studio di Scenari Immobiliari, vi sarebbero dodici miliardi di potenziali investimenti, a cui si aggiungono altri 26 miliardi di euro di ricadute sul sistema economico milanese. Senza considerare i risvolti per l’occupazione e gli incassi per il Comune, stimati come oneri e contributi tra i 60 e gli 80 milioni di euro l’anno.  

A subire le conseguenze degli stop sono anche i cittadini che hanno acquistato casa sulla carta, con mutui già accesi o prestiti fatti, ed ora si trovano senza niente in mano. “Speriamo che, se qualcuno ha sbagliato, ne paghi le conseguenze”, afferma Filippo Borsellino, portavoce del Comitato delle Famiglie sospese, secondo cui la situazione di blocco riguarda circa 4.500 nuclei familiari.   “Per ora le famiglie sono le uniche vittime di questa situazione, non credo sia tollerabile”, aggiunge Borsellino, che l’altro giorno era davanti a Palazzo Marino per chiedere un tavolo con tutti i soggetti coinvolti, sia a livello istituzionale sia di tecnici del settore. “L’idea era questa, vediamo se ci sono ancora i presupposti”, osserva il portavoce del Comitato. “Non abbiamo la presunzione di superare la legge -conclude – di imporci sulla legge. È giusto che la Procura faccia il suo lavoro, ma è anche giusto che le centinaia di famiglie di Milano vengano tutelate”.

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