Un paese sempre più vecchio, con una crescita al di sotto della media europea e un alto rischio povertà.

Il rapporto annuale dell’Istat non fa sconti: Il Pil nel 2025 è in rallentamento per effetto soprattutto delle politiche commerciali globali, dopo un andamento nel 2024 moderato e sotto la media europea al +0,7%. Francia e Spagna hanno fatto meglio mentre la Germania è in calo.

E se sul fronte dei conti pubblici il quadro è in netto miglioramento la ripresa – segnala Istat – è debole e strutturalmente fragile, a causa della bassa domanda interna e del freno agli investimenti.

In chiaroscuro anche il dato sull’occupazione, che cresce (+1,5%) nel 2024, ma rimane il più basso della Unione europea al 62,2% 15 punti indietro rispetto alla la Germania. Un divario che per i giovani raddoppia e se i cosiddetti neet (non occupati, non in formazione né in istruzione), scendono del 7% dal 2019, restano il 15,2%, secondi solo alla Romania, per tasso di inattività l’Italia è prima in Europa, trainata dalla bassa partecipazione al lavoro soprattutto dalla componente femminile.

Il trend positivo dell’occupazione tuttavia prosegue nei primi mesi di quest’anno, ancora spinto dal lavoro stabile, ma in settori a  bassa produttività e basso contenuto tecnologico: il lavoro precario invece riguarda per oltre un terzo i giovani, e per oltre un quarto le donne.

Il risultato è una produttività che perde quasi 6 punti percentuali (5,8%) in 24 anni, contro una crescita tra l’11 e il 12% in Francia, Spagna  e Germania.
Bassa produttività vuol dire anche salari deboli, in Italia in 5 anni si è il perso il 10,5% del potere di acquisto, senza recuperare l’inflazione che pure rallenta. 

Con la crescita dei lavoratori a basso reddito poi, la povertà o l’esclusione sociale diventa un rischio per oltre un quinto degli italiani: il 23,1 per cento. Percentuale che quasi raddoppia al sud.

Qualche schiarita nei primi 3 mesi di quest’anno comincia a vedersi sulla produzione industriale, che è tornata al segno + per la prima volta dal 2022. E questo dopo un anno nero, il 2024 in cui ha perso 4 punti percentuali su base annua, contro una media Ue del 2,4%. Solo la Germania, ha fatto peggio con un calo del -4,6%

 

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