La situazione migliora, ha sottolineato il Ministro Schillaci, e il report dell’Osservatorio Nazionale pur non scendendo ancora nei dettagli delle singole regioni gli dà ragione: liste d’attesa quasi azzerate per le prestazioni urgenti, rispettati i tre giorni previsti. E’ il resto, che è anche il grosso delle prestazioni, che continua ad arrancare: lo rileva Quotidiano Sanità: per le priorità a breve, entro dieci giorni, la prima frenata sui tempi stabiliti, che raddoppiano. Per esami e visite programmabili o differibili, c’è da mettersi l’animo in pace.

Invece di 30 si arriva a 169 giorni per una visita oculistica differibile, invece di 100 si registrano picchi di 239 giorni se programmabile. 253 giorni per una visita dermatologica, fino a 180 giorni, che sono sei mesi, per una prima visita cardiologica, 185 i giorni da attendere in alcune zone d’Italia per farsi vedere l’addome da uno specialista. 188 giorni per un ecocolordoppler, 193 per verificare lo stato delle  grandi arterie, si arriva quasi ad un anno, 320 giorni, per una mammografia.

Forse anche queste tempistiche, assieme alla sottovalutazione, possono descrivere l’altro fenomeno fotografato dal rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sugli screening: per quelli oncologici, lo scorso anno su 18 milioni di italiani invitati hanno risposto in 7 milioni: siamo al 50% per la mammella e la cervice, al 35% per il colon. Eppure, la forza dei nuovi farmaci e terapie sta nella diagnosi precoce: un tumore alla mammella oggi è guaribile nel 92% dei casi, a patto di prenderlo al primo stadio.

 

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