“Purtroppo non credo di essere stato di grande aiuto. Mi hanno chiesto le solite cose, come andava tra noi, come era la vita di Sharon, anche dei suoi rapporti al lavoro”. Così Sergio Ruocco, il fidanzato di Sharon Verzeni, ha riassunto al Corriere della Sera quanto detto ieri ai carabinieri di Bergamo, in un interrogatorio durato cinque ore. Con i carabinieri del Nucleo investigativo e del Ros, assente il pm Emanuele Marchisio, Ruocco – 37 anni – ha ripercorso anche le ore precedenti al delitto: “Ma non ho potuto fare altro che ripetere quello che avevo già detto”, ha dichiarato.
Dopo due settimane il giallo intorno alla morte della donna di 33 anni uccisa la notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio, mentre camminava da sola di sera in via Castegnate a Terno d’Isola, è ancora senza soluzione.
Tutte le piste ancora aperte
Accanto a questi accertamenti ‘tradizionali’ proseguono anche le indagini tecniche: i carabinieri del Ros stanno analizzando oltre cento ore di filmati delle telecamere di Terno d’Isola e dei paesi circostanti, mentre i loro colleghi del Ris di Parma si stanno occupando degli accertamenti scientifici sugli abiti di Sharon, su alcuni campioni prelevati durante l’autopsia e su alcuni coltelli trovati nella zona nei giorni successivi al delitto, alla ricerca del Dna dell’assassino.
A distanza di quindici giorni non si sa ancora se il delitto sia maturato nell’ambito delle conoscenze di Sharon – di professione barista da un anno – o se sia stato opera di uno squilibrato che ha agito per caso.
La profondità e la violenza delle quattro coltellate inferte (tre delle quali mortali) farebbero ipotizzare per la prima ipotesi, ovvero per un accanimento mirato verso la trentatreenne, mentre l’assoluta assenza di ombre nella vita della donna farebbe propendere per l’azione sconsiderata di uno sconosciuto.
Per questo si pensa che chi ha agito non l’abbia fatto a caso, pianificando una via di fuga non coperta dalle telecamere. L’alternativa è che il killer sia stato davvero molto fortunato nell’allontanarsi da via Castegnate, all’altezza del civico 32, dove ha lasciato a terra Sharon, dandole solo il tempo di chiamare il 112 e chiedere aiuto.
Il legame tra il fidanzato e i genitori di Sharon
Dal giorno dopo il delitto Ruocco si è di fatto trasferito a Bottanuco a casa dei genitori di Sharon, dove è rimasto a vivere, anche perché la casa dove la coppia abitava da tre anni è sotto sequestro.
I rapporti tra l’uomo e i suoceri sono sempre stati ottimali. Lo stesso Ruocco aveva raccontato alla stampa di aver saputo che Sharon era stata accoltellata ed era morta soltanto alle 16 del giorno dopo l’omicidio, dunque esattamente due settimane fa, martedì 30 luglio, quando era uscito dalla caserma dei carabinieri: la donna era infatti morta all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo la mattina dopo l’aggressione, per le conseguenze delle coltellate (tre su quattro si erano rivelate letali).