Tutte le piste nelle indagini sull’omicidio restano aperte: una di queste, almeno secondo alcune indiscrezioni, porterebbe a Scientology. Ma per scoprire chi ha ucciso Sharon Verzeni, accoltellata in strada a Terno d’Isola dopo la mezzanotte del 30 luglio, gli investigatori puntano anche sulla carta degli esami scientifici e delle tracce biologiche. E così, mentre il Ris di Parma sta analizzando gli abiti indossati dalla trentatreenne e le tracce trovate sul suo corpo, gli investigatori hanno iniziato a profilare il Dna di diversi abitanti della cittadina bergamasca, in particolare quelli che abitano in via Castegnate, dove è avvenuto il delitto. “Hanno fatto il test del Dna a mia moglie e anche io mi sono sottoposto quando me l’hanno chiesto – ha riferito uno degli abitanti all’ Eco di Bergamo – Per il test siamo andati in caserma. Nessun problema, non abbiamo nulla da nascondere. Anzi, ben vengano questi controlli”. Le profilazioni continueranno anche nei prossimi giorni, una procedura che non può non far venire in mente il caso di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa nel novembre 2010 e ritrovata cadavere tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola (solo tre chilometri da Terno), in cui vennero profilati oltre 22 mila Dna per arrivare all’identità del suo assassino. Caso per cui venne condannato Massimo Bossetti.
La pista Scientology
Secondo Bergamo News al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche la pista Scientology (movimento fondato nel 1954 dall’ex scrittore Ron Hubbard che conta decine di chiese e milioni di adepti in tutto il mondo). Secondo il quotidiano on line, nonostante a marzo avesse concluso il corso prematrimoniale con il suo fidanzato nella parrocchia di Terno, da qualche settimana Sharon si sarebbe avvicinata al movimento frequentando, con alcune amiche, le riunioni che si tenevano in un paese vicino.
Questa ipotesi non convince il parroco di Terno d’Isola che all’Adnkronos ha detto: “Sharon si stava preparando a un corso per il matrimonio religioso e mi sembrava molto convinta della scelta: poi francamente non so se abbia frequentato Scientology come si fa yoga senza essere buddisti. A me sembrava animata dalla fede cristiana e convinta della scelta di un matrimonio cattolico“. Secondo il parroco i due fidanzati non avevano dato segni di litigi o incomprensioni, almeno nel corso di preparazione al matrimonio: “Era una coppia un po’ riservata, ma affiatata. Non avevano una data già decisa per sposarsi, ma questo vale per la metà delle coppie che partecipano agli incontri”.
Le indagini
Nessuno ha visto l’assassino di Sharon scappare, anche se i primi testimoni sono arrivati poco dopo l’aggressione. Una ipotesi al vaglio potrebbe quindi essere quella che la persona abiti nelle vicinanze. Continuano comunque anche gli accertamenti sul traffico telefonico di Sharon prima dell’aggressione.
Anche i filmati delle telecamere della zona di via Castegnate a Terno d’Isola delle due serate precedenti all’omicidio di Sharon Verzeni sono stati visionati dai carabinieri che stanno cercando di far luce sul delitto. In questo modo gli inquirenti vogliono capire se effettivamente la donna facesse sempre quello stesso tragitto e se la passeggiata serale, anzi notturna, fosse davvero un’abitudine come evidenziato dal compagno Sergio Ruocco e dagli altri parenti, per capire se l’assassino fosse in qualche modo a conoscenza delle sue abitudini.
Il compagno Sergio Ruocco con i genitori di Sharon Verzeni (Ansa)
Due giorni fa Ruocco è stato sentito di nuovo in caserma, dov’è rimasto per oltre cinque ore. Continua a non essere indagato perché il suo alibi, l’esser rimasto a casa, a letto, è stato confermato. “Purtroppo non credo di essere stato di grande aiuto. Mi hanno chiesto le solite cose, come andava tra noi, come era la vita di Sharon, anche dei suoi rapporti al lavoro” ha detto dopo l’interrogatorio Ruocco, che stavolta non è andato a casa dei futuri suoceri ma dai propri genitori. Dai filmati visionati, perlomeno nelle due sere precedenti all’omicidio, non si vedono però né Sharon né il compagno che, a suo dire, spesso la accompagnava in queste camminate consigliate alla donna dal dietologo. La domanda che si stanno ponendo investigatori ed inquirenti è quindi come abbia fatto l’assassino a posizionarsi, proprio in un punto non coperto direttamente dalle telecamere della zona, e a colpire Sharon senza avere la certezza che passasse proprio quella notte. E perché. La trentatreenne indossava gli auricolari e non ha neppure fatto in tempo a difendersi: non si è trattato di una rapina, non di un litigio sfociato nell’accoltellamento. Quando è stata colpita, Sharon è riuscita a telefonare al 112 e a chiedere aiuto, spiegando di essere stata accoltellata, senza fornire indicazioni ulteriori all’operatore che ha risposto. Il suo quadro clinico è poi rapidamente degenerato e dopo qualche ora Sharon è morta.
La criminologa: “Sharon Verzeni conosceva l’assassino, non è stato un delitto casuale”
Secondo la criminologa Roberta Bruzzone Sharon conosceva l’assassino. La criminologa ai microfoni dell’Adnkronos respinge senza mezzi termini l’ipotesi di un’aggressione estemporanea compiuta da uno sconosciuto: “La dinamica del delitto indica chiaramente che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa”. A sostegno di questa tesi, la criminologa richiama un dettaglio cruciale, emerso dall’analisi del contapassi della giovane trovata senza vita a Terno d’Isola: “La ragazza ha percorso 630 metri in circa 50 minuti. Una distanza che una persona abituata a camminare avrebbe coperto in cinque o sei minuti”. Per Bruzzone non ci sono dubbi: “Non si tratta di un’aggressione improvvisa, ma di un incontro prolungato, durante il quale la ragazza ha interagito con il suo carnefice”.
Questa osservazione, secondo la criminologa, allontana nettamente l’idea di una violenza improvvisa. A rafforzare questa ipotesi è la scoperta di una traccia genetica, probabilmente appartenente all’assassino, rinvenuta sulla scena del crimine. “La scelta di limitare l’indagine ai residenti di quella via è una mossa strategica molto sensata”, spiega Bruzzone, “anche perché il numero di test necessari è relativamente contenuto”. La criminologa esclude l’ipotesi di un test del Dna su vasta scala: “Gli investigatori hanno già in mano una profilazione preliminare, capace di indirizzare l’indagine verso sospetti specifici”.
Inquirenti: “Eseguiti una trentina di tamponi, al momento non si esclude una mano femminile”
In attesa dei risultati del Ris di Parma sui possibili profili trovati sulla vittima i militari stanno procedendo a eseguire più tamponi e non solo in via Castegnate dove la giovane barista ha perso la vita.”Non c’è una profilazione di via Castagnate – spiega un investigatore -. Abbiamo eseguito una trentina di tamponi per esclusione, ossia di persone che potrebbero aver contaminato inavvertitamente la scena, cioè i soccorritori per intenderci; poi ci sono altri campioni ritenuti di interesse investigativo. Stiamo attuando un protocollo investigativo che vigeva già prima del caso Yara Gambirasio (la 13enne uccisa a pochi chilometri da qui e per il cui omicidio è in carcere Massimo Bossetti, ndr), per cui effettuiamo prelievi di Dna su pregiudicati o senza fissa dimora. Ne preserviamo un campione in modo che se i laboratori del Ris dovessero restituirci la traccia genetica dell’assassino potremmo procedere con il confronto e avere, in caso positivo, già un nome. A oggi – precisa – nessun profilo genetico è stato isolato” sul corpo della vittima o sui reperti sequestrati.
I profili ‘interessanti’ sono stati prelevati “tutti al di fuori di Terno d’Isola, ma non escludiamo di procedere ad altri tamponi anche in zona, il parametro della ricerca dell’assassino non è certo via Castagnate” precisano gli inquirenti. Una ricerca che non tralascia niente: “Al momento non possiamo escludere nulla, neanche che sia stata una mano femminile. Speriamo che la relazione finale dei medici legali ci offra qualche elemento in più”. E dagli inquirenti arriva anche l’invito a non demonizzare Scientology: “Non c’è nessuna pista privilegiata, Sharon e il compagno si stavano avvicinando a questo gruppo, ma indaghiamo su questa sfera di relazione come su tutte le altre cerchie relazionali della vittima”.