La premier Meloni, al termine del Consiglio europeo straordinario, ha ribadito il suo no all’invio di militari italiani in Ucraina ed ha escluso l’utilizzo dei fondi di coesione nazionali per l’acquisto delle armi. Roma ha invece proposto che tutti i fondi previsti siano destinati a spese ammissibili al calcolo in ambito Nato. La richiesta italiana è che la commissione stabilisca un meccanismo di rendicontazione obiettivo, omogeneo e trasparente di questo tipo di spese. La premier è convinta che per essere più accettabile dall’opinione pubblica il piano europeo andrebbe legato a valori positivi, come gli investimenti per la cybersicurezza, per le infrastrutture, per la ricerca e lo sviluppo. In questa logica la parola “riarmo” sembra essere non adatta. Sul fronte finanziario, l’Italia ha inoltre accolto favorevolmente la proposta tedesca di arrivare anche a una revisione organica del patto di stabilità che, a giudizio di Roma, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche altri beni pubblici europei a partire dalla competitività.
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