“Grazie presidente del Consiglio Giorgia Meloni, abbiamo avuto un ottimo incontro che ci ha permesso di approfondire il nostro coordinamento per far avanzare insieme l’agenda franco-italiana ed europea. L’Europa si costruisce attraverso il dialogo e l’azione”: lo scrive su X il presidente francese, Emmanuel Macron, all’indomani dell’incontro a Roma con Giorgia Meloni.

Sueddeutsche Zeitung:  “Un po’ di Meloni in più fa bene all’Europa”

“Un po’ di Meloni in più potrebbe far bene proprio all’Europa”. È questo il titolo di un commento pubblicato dal sito della tedesca Sueddeutsche Zeitung in occasione del bilaterale fra la premier italiana e il leader francese. Secondo l’articolo il nuovo inizio nelle relazioni tra Francia e Italia “potrebbe portare vantaggi all’Ue e anche alla Germania”. La valorizzazione del ruolo strategico dell’Italia di Giorgia Meloni si fa notare, dal momento che a pubblicarla è la principale testata di centrosinistra del Paese. 

L’analista Marc Beise sostiene che la posizione di Meloni sia interessante per diversi elementi. “L’Italia non è solo al centro dell’Europa, ma ha anche una grande tradizione”, si legge, e una “routine diplomatica”. “E Meloni, che fin dall’inizio è stata al fianco del presidente Zelensky possiede al momento una grande competenza anche sul dossier ucraino”. L’Italia ha relazioni nel Mediterraneo e può aiutare sul fronte della gestione dei migranti, si rileva. Inoltre “ha un governo stabile il che è inusuale per il Paese, e una leader di governo che per fortuna non è dogmatica, anche se guida un partito in parte ancora postfascista”. 

Secondo l’articolo di SZ, “Macron e Scholz non hanno riconosciuto le chance che offriva loro” la premier italiana. Ma se Scholz è ormai “storia”, si sottolinea, Macron può recuperare. E bene ha fatto Friedrich Merz a chiedere dei consigli in vista della sua visita di domani negli Usa a Donald Trump, l’aggiunta. Berlino e Parigi hanno “la tendenza a dimenticare l’Italia, e questo è sempre stato un errore. Lo sarebbe ancor di più adesso, dal momento che al governo c’è una politica motivata e impegnata sul fronte internazionale”. Germania, Francia e Italia, aggiungendo Gran Bretagna e Polonia, conclude il testo, dovrebbero insomma cooperare: “potrebbe nascere un Pentagono europeo, anche se le direzioni di politica interna sono molto diverse”.

Il bilaterale

Palazzo Chigi: “Impegno per una Unione più forte, forti convergenze, sostegno incrollabile all’Ucraina”

“L’Italia e la Francia, fedeli al loro ruolo di Nazioni fondatrici della costruzione europea, intendono rafforzare il loro impegno comune per un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini” si legge nel comunicato congiunto concordato da Roma e Parigi dopo il bilaterale. L’incontro a Palazzo Chigi fra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron “ha evidenziato forti convergenze sull’agenda europea per la competitività e la prosperità, da attuare in modo ambizioso e accelerato, sulla semplificazione normativa, sugli investimenti pubblici e privati, sull’energia e sulla piena applicazione del principio di neutralità tecnologica e, più in generale, sulle condizioni necessarie a far concorrere le imprese europee ad armi pari. Ciò vale anche per i settori in transizione, come l’industria automobilistica e siderurgica, che richiedono un forte impegno europeo, nonché per i settori più avanzati, come l’intelligenza artificiale, le fonti di energia de-carbonizzate rinnovabili come il nucleare, e lo spazio, dove i nostri interessi bilaterali ed europei sono collegati”.

Il lungo comunicato prosegue: “Francia e Italia sono inoltre determinate a collaborare nella preparazione del prossimo Consiglio europeo e, più in generale, sul prossimo quadro finanziario pluriennale, sulla migrazione, sull’allargamento e sulle riforme” si legge ancora. “A più di tre anni dall’inizio dell’aggressione russa e all’indomani dei colloqui tra Ucraina e Russia di Istanbul, il sostegno incrollabile e senza esitazioni di Francia e Italia all’Ucraina è ancora più necessario per raggiungere una soluzione equa e duratura, presupponendo al contempo un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea, sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea. L’incontro ha inoltre offerto l’opportunità di affrontare altre questioni di sicurezza di rilievo per l’Europa, in particolare in Medio Oriente e in Libia, e di coordinare le proprie posizioni in tema di relazioni transatlantiche, nonché sulla sicurezza economica e commerciale dell’Unione Europea. In questo contesto, il presidente della Repubblica francese e il presidente del Consiglio italiano hanno deciso che il prossimo vertice bilaterale avrà luogo in Francia all’inizio del 2026, anche con l’obiettivo di valutare e aggiornare il programma di lavoro che specifica gli obiettivi della cooperazione bilaterale previsti dal Trattato del Quirinale, entrato in vigore nel 2023, in numerosi ambiti settoriali, con particolare attenzione ai giovani”.

Eliseo: l’Italia, partner importante con un ruolo cruciale in Ue

L’Italia è “un partner importante” con “un ruolo cruciale da svolgere nel processo decisionale europeo”, in particolare nel conflitto ucraino. Lo ha fatto sapere l’Eliseo riferendosi all’incontro tra il presidente francese e la premier. Il faccia a faccia, aggiunge la presidenza francese secondo l’Afp, dovrebbe consentire loro di verificare che “siamo effettivamente in grado di procedere insieme sull’essenziale”.

Un rapporto da ricostruire, un tessuto da ricucire: le garanzie di sicurezza per l’Ucraina; i formati con cui approcciare a livello internazionale il cammino verso la pace e l’atteggiamento da tenere con Donald Trump sui dazi; questi e altri i nodi che i leader di Francia e Italia devono sciogliere in questo vertice.

Meloni, da quello che è filtrato, ha chiesto durante il colloquio “pari dignità” al collega francese, se si vuole andare d’accordo. Macron è ripartito senza dichiarazioni alla stampa, al di là della nota congiunta, e senza passare dal Quirinale, che certo gradirà il riavvicinamento tra i due (e che pare abbia addirittura favorito l’incontro).

Il ministro francese degli Affari europei: “Italia e Francia, due Paesi amici e alleati”

“L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea, con cui abbiamo enormi cose in comune, interessi comuni. Rispettiamo l’Italia, rispettiamo i suoi leader e la signora Meloni. Abbiamo bisogno di lavorare” insieme: questo il messaggio lanciato dal ministro francese per gli Affari europei, Benjamin Haddad, intervistato ai microfoni di CNews nel giorno della visita a Roma. Haddad ha dichiarato che Italia e Francia “sono due Paesi amici, due Paesi alleati, che hanno tanto da costruire insieme”, incluso, “nel momento geopolitico che stiamo vivendo”.

Il ministro evoca, tra l’altro, la necessità di ridurre i vincoli che pesano “sulla nostra industria automobilistica”. Con il mio omologo, Tommaso Foti, ha continuato, “lavoriamo molto su questi temi di semplificazione della regolamentazione” Ue. Ma l’Italia e la Francia devono anche progredire insieme “nella lotta all’immigrazione illegale”. “La questione migratoria – ha puntualizzato Haddad – è un tema che riguarda tutti gli europei e su cui c’è bisogno di cooperazione europea, chiaramente, c’è bisogno di ottenere dei risultati per controllare le nostre frontiere esterne”.

Insomma, sintetizza Haddad, la seconda e la terza economia della zona euro devono avanzare unite su temi come la “tutela della nostra industria, la competitività della nostra economia” ma anche la protezione della nostra agricoltura e la tutela della Pac. “Unite da profondi legami storici, economici, culturali, Francia e Italia, hanno spesso ottenuto importanti risultati in Europa, quando hanno agito all’unisono, come nel 2020, quando in piena pandemia venne adottato il piano di rilancio #NextGenerationEU”.

Il prossimo anno verrà celebrato il settantesimo anniversario dello storico gemellaggio tra le capitali dei due Paesi, sancito nel 1956 con il motto Solo Roma è degna di Parigi. Solo Parigi è degna di Roma.

Il punto di frizione, la coalizione dei volenterosi per aiutare Kiev

Fuori del linguaggio diplomatico, sono lontani i tempi in cui tra il Tevere e la Senna c’era un clima diverso: già solo tra il predecessore di Meloni, Mario Draghi, e l’inquilino dell’Eliseo c’era un rapporto diverso, fatto di intesa, collaborazione e sintonia di vedute, decisamente più “caldo” rispetto a quello con l’attuale capo del governo italiano.

A tal proposito, alcuni ricordano la foto del 2022 dei leader europei in treno verso Kiev, per portare la solidarietà e la vicinanza dell’Europa al presidente Zelensky.

Primo Ministro italiano Mario Draghi (a sinistra) e il Presidente francese Emmanuel Macron chiacchierano sul treno diretto a a Kiev, Ucraina – 16 giugno 2022. (Ansa)

Foto che è stata riecheggiata recentemente da un altro scatto, dove al posto dell’allora presidente del Consiglio italiano spiccavano il premier britannico Keir Starmer e il neocancelliere tedesco Friederich Merz.

Il Primo Ministro Sir Keir Starmer incontra il Presidente francese Emmanuel Macron e il Cancelliere tedesco Friedrich Merz a bordo di un treno diretto nella capitale ucraina Kiev

Il Primo Ministro Sir Keir Starmer incontra il Presidente francese Emmanuel Macron e il Cancelliere tedesco Friedrich Merz a bordo di un treno diretto nella capitale ucraina Kiev (Getty)

10/05/2025

Da alcuni mesi, soprattutto col secondo mandato di Donald Trump come presidente Usa – che ha divelto il gioco delle alleanze, lasciando l’Europa più sola nel contrasto alle minacce di Mosca e rispetto al sostegno a Kiev in ambito Nato -, il presidente francese si è fatto paladino, insieme a Londra e Berlino, della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, un gruppo di Stati fieramente pro-Ucraina, disposti a fornirle garanzie di sicurezza nell’ambito di una forza di interposizione di pace (tradotto, soldati), quando e se venisse siglato il cessate il fuoco con la Russia.

Ma la distanza tra Meloni e Macron si misura anche sul Medioriente e il dramma di Gaza e su una condanna, nel secondo caso più esplicita e formale, dell’azione del governo israeliano contro la popolazione civile palestinese.

 

A Tirana la polemica sui soldati da mandare in Ucraina

Il massimo punto di divergenza tra Meloni e Macron si è avuto in un altro contesto, un vertice europeo allargato a 20 Stati non membri dell’Ue – ma che con essa hanno un rapporto stretto e convergente: era il vertice della Comunità politica europea a Tirana, in Albania, del 17 maggio scorso, cui ha partecipato anche il presidente ucraino. In quel consesso, all’inquadratura della foto che ritraeva e sintetizzava un’alleanza di vedute comuni, e di linea politica concorde, s’era aggiunto il polacco Donald Tusk (il quale ora, dopo il ballottaggio per le presidenziali e la vittoria di Karol Nawrocki come capo dello Stato, si attende qualche fatica in più in patria).

Il primo ministro polacco Donald Tusk, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Keir Starmer e il cancelliere tedesco Friedrich Merz si riuniscono nella capitale albanese Tirana a margine del meeting della Comunità politica europea, il 16 maggio 2025 (Press Service Of The President Of Ukraine)

Nel vertice di Tirana, Meloni – pur avendo sempre confermato dall’inizio del suo mandato a Palazzo Chigi il sostegno, economico e militare, di Roma all’Ucraina, invasa dalla Russia – sentì il bisogno di precisare: “L’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe”; frase a cui Macron rispose, chiarendo: “Credo che ci sia un errore di interpretazione, la discussione che abbiamo avuto era per ottenere un cessate il fuoco in Ucraina, non c’è stata una discussione sull’invio di truppe”.

Ora, l’incontro di stasera e la cena di lavoro forse serviranno a chiarirsi le idee e a spiegare meglio le rispettive posizioni.

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