“I nostri studi ci portano ad affermare che il nuovo scenario della criminalità organizzata abbia subito una trasformazione significativa dovuta soprattutto ai progressi tecnologici che svolgono un ruolo fondamentale nelle molteplici attività criminali di stampo mafioso. I clan sfruttano le innovazioni tecnologiche approfittando del ritardo dello Stato. Colmare questo gap sarà la vera sfida dei prossimi anni”.
Professore ci può spiegare meglio le recenti evoluzioni della criminalità organizzata contemporanea nell’era digitale?
Le nuove mafie sono diventate sempre più tecnologiche proprio perché si sono perfettamente adattate ai cambiamenti avvenuti nel momento storico in atto. Internet, i nuovissimi dispositivi mobili e gli strumenti di comunicazione avanzati hanno dato alle organizzazioni criminali nuove opportunità per espandere le proprie attività criminali in ogni parte del globo. Dai sofisticatissimi sistemi di riciclaggio alle criptovalute, dai mercati digitali ai cybercrimes, le scienze tecnologiche hanno avuto un impatto criminogeno spesso devastante. Il cyberspazio offre oggi immense opportunità di fare profitti ma presenta al tempo stesso nuove sfide che gli Stati dovranno giocoforza affrontare.
Secondo lei queste sfide riguarderanno anche i cybercrimes?
Direi proprio di sì. La criminalità informatica è oggi uno degli aspetti dominanti delle attività delittuose delle nuove mafie. I clan usano le tecniche più moderne e i professionisti più qualificati al mondo per operare nel web e per utilizzare nel miglior modo possibile gli attuali sistemi digitali. Internet oggi consente di realizzare operazioni finanziarie rilevanti che possono rappresentare anche una minaccia per la sicurezza nazionale dei singoli Stati. I criminali informatici operano sempre più spesso nei grandi mercati mondiali insinuandosi in organizzazioni economiche sempre più grandi, causando così danni spesso irreparabili proprio ai mercati legali.
In queste evoluzioni mafiose che ruolo ha l’intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale è, a mio parere, un’arma a doppio taglio. Ha rivoluzionato diversi settori dello scibile umano. La criminalità organizzata, ovviamente, non è esclusa. Le organizzazioni criminali più evolute sfruttano l’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza e la potenza delle loro attività criminose. Gli strumenti basati sull’intelligenza artificiale possono migliorare notevolmente i sistemi di riciclaggio e di reinvestimento dei profitti illegali. Sono utilissimi per supportare la logistica e il trasporto nel traffico di droga tracciando rotte maggiormente sicure. I criminali attraverso tale nuovo strumento tecnologico sono in grado di creare messaggi multilingue, imitazioni realistiche e automatizzare i processi, complicando così le attività di rilevamento e d’intercettazione. L’intelligenza artificiale naturalmente è utilizzata anche dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Il problema è che purtroppo queste ultime non tengano il passo delle metamorfosi evolutive delle mafie moderne.
Questo contesto da lei delineato mi preoccupa se sussistesse un’interconnessione tra criminalità organizzata e terrorismo. Lei cosa ne pensa?
Premettendo subito che le connessioni tra mafie e terrorismo esistono e sono provate, direi che queste rappresentino una delle sfide più difficili e complesse per la sicurezza mondiale. Sappiamo bene quanto (in special modo in America latina e in Medioriente) i gruppi terroristici operino sempre più in attività criminali, come il traffico di droga, di armi, di esseri umani per finanziare le proprie azioni. Tutto ciò avviene sempre più frequentemente nel web e con tecniche e tecnologie sempre più raffinate. Tale tipo di correlazione complica notevolmente gli sforzi per contrastare entrambi i fenomeni criminali. Questo accade soprattutto perché risorse e strategie non sono ancora idonee ad affrontare la nuova natura tecnologica interconnessa di queste due minacce e la loro operatività senza confini. La cooperazione internazionale in queste circostanze diventa imprescindibile.
Su questo settore, nel campo della cooperazione internazionale, ci si sta muovendo?
Come ho appena detto, oggi la sfida più ardua è quella di affrontare la nuova natura tecnologica e transnazionale della criminalità organizzata. Quest’azione di contrasto richiede una solida ed efficace cooperazione internazionale e ordinamenti giuridici armonizzati. L’ONU ha di recente adottato una nuova Convenzione per contrastare la criminalità informatica, che dovrebbe diventare operativa proprio quest’anno. Questa Convenzione mira a rafforzare la collaborazione tra le Nazioni per contrastare la crescente minaccia della criminalità organizzata basata sui crimini informatici. Si spera di riuscire a fornire una cornice globale per definire, prevenire e reprimere questi ultimi, promuovendo lo scambio d’informazioni e la cooperazione di polizia e giudiziaria tra gli Stati, tenendo conto delle evoluzioni tecnologiche e della nuova geopolitica criminale.
Lei crede che queste nuove contromisure funzioneranno?
Questo non posso saperlo, ma posso dire come si potrebbe farle funzionare. Il primo passo è sicuramente un vero investimento economico che consenta di far fronte alle organizzazioni criminali tecnologicamente più avanzate. Le forze dell’ordine devono essere dotate degli strumenti e delle strategie maggiormente all’avanguardia per contrastare questa nuova tipologia di criminalità organizzata. È necessario elaborare un programma strategico che utilizzi nuovi strumenti tecnologici per individuare e tracciare le reti della criminalità organizzata, in conformità a un solido quadro giuridico internazionale. Il ricorso all’utilizzo dei “trojan”, ad esempio, può rappresentare molteplici vantaggi in capo agli investigatori poiché agevola notevolmente l’identificazione e il tracciamento dei criminali attraverso dati vocali, testuali e video, nonché consente di analizzare, senza essere scoperti, le reti della criminalità organizzata. Il lavoro da fare è ancora molto e anche la formazione avrà il suo peso in questa difficile battaglia.
Secondo lei cosa ci attende nei prossimi anni? Saremo in grado di anticipare le future minacce in arrivo?
Nei prossimi anni sicuramente ci sarà una nuova evoluzione tecnologica che i mafiosi non si lasceranno certamente sfuggire, per cui evolveranno anche i metodi da loro impiegati. Queste minacce emergenti andranno affrontate con un approccio multidimensionale. Innovazione tecnologica e nuove strategie investigative saranno gli strumenti necessari cui ricorrere. Investimenti economici nella sicurezza informatica, nell’uso dell’intelligenza artificiale e nelle partnership internazionali saranno fondamentali per tutelare le società dalle molteplici sfide lanciate dalla criminalità organizzata nell’era digitale. Nei prossimi anni dovremo affrontare minacce e attacchi senza precedenti. I criminali sfrutteranno i progressi tecnologici per migliorare i profitti delle proprie attività criminali. Le forze dell’ordine dovranno giocarsi la loro partita perlomeno ad armi pari, per cui dovranno avere gli strumenti essenziali per contrastare queste minacce in continua evoluzione. Un approccio globale, cooperativo e preventivo sarà fondamentale per affrontare efficacemente il panorama in evoluzione della criminalità organizzata nel prossimo futuro.
Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro ordinario dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.