Mosca, fine giugno. Un uomo cammina tranquillo, un furgone grigio accosta vicino a lui. Sono gli attimi del sequestro. Viene picchiato e caricato sul mezzo. Ammanettato e incappucciato viene trasportato fino alla regione di Bryansk, che confina con l’Ucraina, circa 400 chilometri a Sud-Ovest della capitale. Un incubo che si conclude 36 ore dopo. La vittima è Stefano Guidotti, manager italiano, 56 anni, liberato dalle forze speciali russe. Lavora per il gruppo Siad (produttore di gas tecnici industriali). La polizia russa arresta i rapitori, quattro uomini tra i 21 e i 36 anni, tre russi e un cittadino uzbeko, secondo quanto riferito dalla televisione Ren. 

L'”ideatore” e “architetto” del rapimento a Mosca è stato arrestato dai carabinieri del Ros insieme allo Sco della polizia, coordinati dalla pm della Dda di Bologna, Beatrice Ronchi. L’uomo è accusato di concorso in rapimento a scopo d’estorsione. Si tratta di un uzbeko di 44 anni, arrivato in Emilia-Romagna all’inizio della guerra in Ucraina.

“Secondo l’ipotesi accusatoria l’uomo è colui che ha organizzato e architettato l’intera operazione, tanto che ha gestito in prima persona l’inizio della trattativa per la definizione del riscatto per il rilascio di Guidotti. Si tratta di una vicenda con profili di complessità e rarità notevoli”, ha spiegato il procuratore capo facente funzioni di Bologna, Francesco Caleca.   

Gli investigatori, con l’aiuto del centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’Emilia-Romagna, hanno scoperto che il cittadino uzbeko, con passaporto russo, aveva effettuato la prima chiamata all’azienda di Guidotti per chiedere un riscatto, ancora non quantificato, dall’Imolese. E lì si era incontrato con un altro manager dell’azienda, in contatto con la polizia, convocato per trattare il riscatto. Il giorno dopo ci sarebbe dovuto essere un altro contatto per definire i dettagli del pagamento, ma nel frattempo la polizia russa aveva già arrestato i sequestratori.   

“In questa operazione ogni professionalità ha lavorato al massimo per ottenere questo risultato, e anche grazie a loro si è avuta questa facilità di scambio con le forze di polizia e l’autorità giudiziaria russa, che in questo momento storico non è qualcosa di facilissimo, una cosa che mi ha favorevolmente impressionato”, ha sottolineato ancora Caleca. La misura cautelare è stata emessa dal Gip di Bologna e martedì si svolgerà l’interrogatorio di garanzia per il 44enne.   

“Bisogna verificare bene i fatti, ma non si tratta di un sequestro dove uno rapisce un altro per soldi – ha detto il legale del cittadino uzbeko, Pietro Chianese – è in un contesto lavorativo da quanto ho capito. Il mio assistito non è un criminale che ha fatto un sequestro per soldi. Lui collaborava e faceva consulenze per la stessa azienda, probabilmente voleva essere pagato da quanto ho intuito”

“Ieri ho partecipato alla perquisizione nella sua abitazione- ha aggiunto il legale – e ho fatto istanza per avere gli atti. Tra i due c’era una conoscenza personale perché lavoravano perla stessa ditta. In questo momento non posso dire altro”. Il 44enne si trova nel carcere di Ravenna, in attesa dell’interrogatorio di garanzia fissato per martedì. 

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