La corsa agli emendamenti è già partita, mentre cresce l’attesa per il deposito alla Camera del testo della legge di bilancio, varata la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri. Il documento potrebbe approdare a Montecitorio tra oggi e domani, dopo il passaggio al Quirinale. “Stanno mettendo a posto le tabelle”, assicura il sottosegretario all’Economia Federico Freni. L’impressione tra i partiti della maggioranza, però, è che siano ancora in corso delle limature al documento.   

Tanto che il rinvio dell”annunciata conferenza stampa della premier Giorgia Meloni, pur se motivato ufficialmente dall’ assenza del vicepremier Antonio Tajani (per una riunione del G7) secondo diversi esponenti della maggioranza, sarebbe anche legato all’allungamento dei tempi per l’approdo della legge di bilancio in Parlamento. C’è chi non ha escluso invece che nella scelta del rinvio abbia inciso il duro scontro in atto con le toghe, tema che avrebbe potuto monopolizzare l’intero appuntamento.

Le misure e le possibili modifiche della legge di bilancio

Dalla sanità ai Bitcoin, dalla famiglia ai bonus per l’edilizia, nell’opposizione ma anche nella maggioranza si ragiona già sugli ambiti interessati dai progetti di modifica. Tra le questioni in discussione anche l’Ires premiale. “Quella su cui stiamo dialogando è un’ Ires premiale per chi mantiene il 70% degli utili nell’azienda usandone una parte, pari al 30%, per gli investimenti in tecnologia, produttività, welfare e formazione”, argomenta il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. “C’è poco coraggio sugli investimenti”, ha commentato il presidente di Assolombarda Spada. E lo stesso Freni, parlando del provvedimento: “Non abbiamo aumentato le tasse, l’unica tassazione raddoppiata è quella sui Bitcoin, spero però che possa cambiare in Parlamento”.     

Intanto, si lavora sulle coperture dei provvedimenti. “La sensazione è che in questa settimana la politica stia cercando di capire dove prendere i soldi. Aspettiamo di vedere cosa ci sarà scritto nella manovra”, ha incalzato il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, “da quello che leggiamo il confronto in questo momento sta avvenendo fra Urso e Confindustria. Forse il governo è più attento alle aziende che a chi rappresenta i lavoratori, vedremo”, aggiunge. Il leader della Cgil Maurizio Landini ha già invocato lo sciopero generale chiedendo più risorse per lavoratori e sanità. “Noi non escludiamo nulla, questo è il momento di scendere in piazza”, ha detto Landini. “In Italia aumentano le entrate, ma il maggior aumento arriva dai lavoratori dipendenti che pagano i servizi pubblici di tutti. Se a fine anno ci sono 15 miliardi di entrate in più che arrivano dai dipendenti, ai dipendenti vanno restituiti” ha aggiunto. Più attendista la Cisl che ha accolto con favore le misure in attesa di vedere il testo definitivo.  

Il concordato biennale, su cui il governo punta per provare ad allargare il raggio d’azione della manovra, procede a rilento.  E tra i nodi che ci sarebbero ancora da sciogliere, ci sarebbe anche quello relativo al contributo degli istituti bancari che dovrebbe prevedere un anticipo sulle Dta (le imposte differite attive) del valore di 3 miliardi. Nel mirino c’è anche la stretta sul tetto agli stipendi dei manager di enti pubblici e privati che ricevono contributi dello Stato (da 240mila a 160 mila euro lordi annui), la misura dovrebbe essere confermata in manovra, ma potrebbe essere cambiato il perimetro. 

A preoccupare invece Confedilizia sono gli “annunciati tagli e complicazioni che renderanno in molti casi inutilizzabile un sistema di incentivi fiscali che era in essere da più di un quarto di secolo”. Tema sul quale il Movimento Cinque Stelle ha già annunciato battaglia, a difesa dei bonus edilizi e delle detrazioni fiscali relative, 

Si accende ancor di più poi lo scontro sulla spesa sanitaria con Pd e M5S che da subito hanno contestato lo stanziamento da “record” indicato dalla premier Meloni in riferimento al rialzo del Fondo sanitario nazionale a 136,48 miliardi nel 2025 e 140,6 miliardi nel 2026. “Da quando Meloni è a palazzo Chigi la  spesa sanitaria sul Pil sta scendendo ai livelli di prima della  pandemia. I numeri che Meloni ha dato dimostrano con lei arriveremo al minimo storico della spesa sanitaria degli ultimi 15 anni” attacca la segretaria del Pd Elly Schlein. Al fondo sanitario nazionale arriveranno altri “2,3 miliardi, forse anche qualcosa in più”, chiarisce Freni. 

Anche sul fronte dell’esame parlamentare, il Pd insiste: “Dopo gli annunci, la manovra di Giorgetti e Meloni slitta ancora, mentre il Paese aspetta risposte reali e misure concrete per crescita e lavoro. Sono prigionieri della loro stessa propaganda”, ha dichiarato Silvia Roggiani, deputata del Partito Democratico in Commissione Bilancio.

Ma il governo ribadisce la necessità di rispettare procedure e tempi tecnici, a cominciare dalle “tabelle” da mettere a posto con il testo della legge. Di certo l’esecutivo, a proposito di tempistiche, sembra non volere replicare lo schema ‘zero emendamenti’ che l’anno scorso fu fonte di proteste e snervanti rinvii in commissione Bilancio, perciò l’intenzione sarebbe quella di limitare le proposte per un esame il più snello e rapido possibile della legge. Stessa linea per il decreto fiscale collegato che invece inizierà l’iter al Senato. 

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