Per gli iraniani, l’alternativa è Masoud Pezeshkian, un’iniezione di fiducia e qualche speranza di cambiamento nella Repubblica islamica dell’Iran, meno repubblica e più regime dove nulla pare riformabile. Il regime teocratico attraverso il Consiglio degli esperti, ha permesso la sua candidatura per spingere gli elettori al voto, soprattuto dopo la debacle del primo turno, del 28 giugno: solo il 40% di votanti in un paese di oltre 61 milioni di aventi diritto, una delusione cocente per l’establishment guidato dagli ayatollah. 

E anche alle ultime legislative di marzo per eleggere i componenti del Consiglio degli Esperti, quello che elegge la Guida suprema, non era andata meglio. Anche lì solo il 41%.

Il neo eletto presidente che dovrà attendere la cerimonia ufficiale guidata da Ali Khameni per ottenere l’ufficialità a sedersi a capo del majles (parlamento iraniano),  ha ottenuto l’endorsement di leader importanti ed ex presidenti anche loro dell’ala moderata Mohammad Khatami (riformatore) e Hassan Rohani (moderato), dell’ex leader del movimento verde di opposizione Mehdi Karroubi e dell’ex ministro degli Esteri Javad Zarif che lo ha anche affiancato in un dibattito televisivo. 

Di padre azerbaigiano e di madre curda, 69 anni, Pezeskhian è medico chirurgo, direttore di un ospedale a Tabriz e deputato dal 2008. Dal 2001 al 2005, durante la presidenza del riformatore Mohammad Khatami, aveva ricoperto il ruolo di ministro alla Salute. Ha perso la moglie e una figlia in un incidente stradale e non si è mai risposato. 

In Azerbaigian lo hanno votato in tanti, mentre in Kurdistan è stato pressochè ignorato. Molti analisti avevano previsto che avrebbe attirato il voto delle minoranze, ma le preferenze degli azerbaigiani non sono state sufficienti per farlo vincere al primo turno.  In mancanza di una vittoria secca, c’era il rischio che l’ultraconservatore Jalili assorbisse i voti dell’altro sfidante conservatore Mohammad Bagher Ghalibaf dato che entrambi appartengono al fronte radicale. 

Il suo posizionamento in politica interna ed estera

Pezeshkian è critico nei confronti della cosìdetta polizia morale che perseguita le donne mal velate, è favorevole alla ripresa dei negoziati sul nucleare per poter appianare le tensioni con la comunità internazionale e al rispetto degli standard internazionali di trasparenza dettati dal Financial Action Task Force (FATF) per uscire dalla lista nera dei paesi sanzionati e rientrare nel sistema SWIFT attirando investimenti stranieri. Il Paese, infatti, oltre alle repressioni del regime, vive uno stato economico peggiorato dalle sanzioni internazionali. 

In economia non ha ricette pronte, si è limitato a dichiarare che se ne devono occupare i tecnici, anche se il Paese versa in una situazione stagnante con un’inflazione galoppante al 40%. 

In merito ai rapporti con gli Stati Uniti, considerati dagli ayatollah nemico giurato insieme a Israele, si è chiesto: “Siamo condannati ad essere eternamente ostili all’America, oppure aspiriamo a risolvere i nostri problemi con questo Paese?”.

Condividere.
Exit mobile version