“L’affetto dei tifosi, in particolare quelli juventini mi ha aiutato moltissimo” dice Stefano Tacconi che torna a farsi abbracciare da Torino dopo due anni di assenza. “Manco da tanto, sono venuto a vedere Juventus-Napoli, ma ci torno sempre volentieri” dice a margine dell’evento finale di “Portici di carta”, la kermesse dedicata ai libri dove l’ex portiere bianconero ha presentato il suo volume “L’arte di parare” uscito per Rizzoli: i ricordi dell’epopea sportiva del primo estremo difensore a vincere tutto quello che si poteva vincere con un club, la Juve ovviamente. “Scriverlo mi ha permesso di percorrere un po’ tutta la mia carriera è stata una bella medicina per il mio problema” confessa. Un libro dove Tacconi ripercorre l’aneurisma, gli interventi chirurgici la lunga riabilitazione di un campione che ad Asti nell’aprile 2022 si è visto crollare addosso una vita di certezze: “Il Piemonte è stato fondamentale perché la prima operazione l’ho avuta ad Alessandria, diciamo che mi hanno preso per i capelli”.

L’incontro corre via tra aneddoti, ricette culinarie – per lui, diplomato all’istituto alberghiero la cucina resta una grande passione – e la voglia di ridere e far ridere che nemmeno la malattia gli ha portato via.
La Juve resta, invece, cucita sul petto e nei suoi pensieri. Sul lavoro del nuovo allenatore Thiago Motta, Tacconi chiede pazienza: “Credo che sia l’allenatore perfetto per fare crescere questi giovani, li sta facendo giocare e credo che dobbiamo dare un po’ di tempo per crescere e vedrete che la Juve sarà fondamentale anche quest’anno”. Un pensiero anche per chi ora è al suo posto tra i pali bianconeri, Michele Di Gregorio: “Dobbiamo dargli l’opportunità di crescere e sicuramente con Motta potrà fare belle cose”.
 

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