“Il 2024 chiede una risposta da tutto il mondo. Se non lo facciamo ora, Putin renderà le condizioni catastrofiche anche per altre nazioni. Il 2024 deve diventare il momento per ristabilire le regole. La Russia che non rispetta le regole deve appartenere al passato”: lo scandisce il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante il suo intervento in occasione della seconda giornata della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. “Dobbiamo fare in modo che la sicurezza torni ad essere una realtà” ha proseguito Zelensky, aggiungendo che “questa guerra è una minaccia per tutti, non solo per l’Ucraina, ma per l’Europa e a livello globale. Se si lascia che la Russia continui ad essere questa, forse le persone dovranno vivere in un mondo dove le guerre non saranno solo locali, ma si estenderanno ad un conflitto globale”.

“Putin ha solamente due opzioni: finire all’Aia (presso la Corte penale internazionale) o essere ucciso da una delle persone che lo circondano e che ora uccidono per lui” ha pronosticato ancora il presidente ucraino, proseguendo in chiusura: “Per favore, non chiedete all’Ucraina quando finirà la guerra; chiedetevi perché Putin è ancora in grado di continuarla”, tornando così a chiedere alla comunità internazionale di sostenere Kiev nel respingere l’invasione russa, fino alla caduta dello zar del Cremlino. “Per favore, non temiamo la sconfitta di Putin e la distruzione del suo regime”. “La mancanza di artiglieria e di capacità a lungo raggio permette a Putin di adattarsi all’intensità della guerra” e “l’autoindebolimento delle democrazie nel tempo mina i nostri risultati comuni”.

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La Conferenza sulla sicurezza di Monaco

Nell’ambito della conferenza bavarese, il ministro degli Esteri Tajani ha aperto la riunione dei ministri del G7 chiedendo ai suoi colleghi un minuto di silenzio per onorare Alexei Navalny. “Per le sue idee e per la sua battaglia per la libertà e contro la corruzione in Russia, Navalny di fatto è stato portato alla morte. La Russia deve fare chiarezza sulla sua morte e interrompere la repressione inaccettabile del dissenso politico” ha detto il vicepremier, che poi interverrà ad un panel della Conferenza insieme al ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, la primo ministro della Danimarca, Mette Frederiksen e la speaker emerita della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi.

“Dobbiamo essere in grado di rafforzare le capacità di difesa nell’Ue. Ne ho parlato anche con il presidente francese, Emmanuel Macron, e siamo d’accordo su questo. Noi europei dobbiamo fare più per la sicurezza ora e nel futuro” ha invece dichiarato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, durante il suo intervento. Scholz ha poi ricordato che “la Germania continuerà ad investire il 2% del Pil per la difesa” e molti altri Paesi Ue si stanno adeguando a questo standard.

Il cancelliere Olaf Scholz afp

Il cancelliere Olaf Scholz

“È bello vedere il ministro Wang Yi alla Conferenza sulla sicurezza. Abbiamo discusso delle relazioni Ue-Cina, della guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e della guerra a Gaza. La Cina è un partner importante per affrontare le sfide più urgenti in materia di sicurezza” ha invece scritto su X l’alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, dopo l’incontro con il ministro degli Affari Esteri cinese Wang Yi. Borrell, si legge in una nota, ha espresso l’aspettativa dell’Ue che la Cina si astenga dal sostenere la Russia. Borrell ha incoraggiato Pechino a impegnarsi nella formula di pace dell’Ucraina, anche partecipando al vertice globale sulla pace. Ha poi ribadito la forte determinazione dell’Ue a sostenere l’Ucraina, sia sul versante militare che su quello civile.

La seconda giornata della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, insomma, ha ancora la guerra in l’Ucraina al centro dell’agenda: in programma, oltre alla prima ministeriale esteri del G7 presieduta da Tajani, gli interventi del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, della premier estone, Kaja Kallas, del segretario di Stato americano, Antony Blinken, della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e del ministro degli Affari Esteri cinese.

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