Non ha “manifestato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza” e ha aggiustato mano a mano “la sua versione” con “menzogne”, dall’orario “di uscita” dall’abitazione, “all’assenza di liti” con la donna, fino “alla presenza di cause alternative” del rogo “quale il malfunzionamento della caldaia, che in realtà è risultata regolare”. Lo scrive la pm di Milano Maura Ripamonti nel fermo a carico di Michael Pereira, 45 anni, accusato di omicidio volontario aggravato e incendio doloso per aver ucciso la compagna Sueli Leal Barbosa, che nella notte tra il 4 e il 5giugno si è lanciata dal suo appartamento per sfuggire alle fiamme.
“Io e Sueli abbiamo discusso, lei era arrabbiata con me perché voleva che la raggiungessi a letto anziché bere, io mi sono innervosito, ho fumato una sigaretta e un istante prima di uscire l’ho gettata sul tappeto che era davanti al divano. Lei era maniaca della pulizia, volevo solo farle un dispetto, non pensavo che avrei provocato un incendio. Preciso che lei puliva il tappeto e il divano con alcol ed ammoniaca“. E’ la versione, a cui gli inquirenti non credono affatto, data da Michael Pereira, il 45enne in carcere per aver ucciso la compagna di 48 anni Sueli Leal Barbosa, che si è lanciata dall’appartamento a Milano per sfuggire al rogo, appiccato, secondo l’accusa, dall’uomo volontariamente.
Davanti alla pm Maura Ripamonti, nelle indagini della Squadra mobile della Polizia e dei Vigili del Fuoco, il 45enne, prima come testimone e poi interrogato come indagato, ha cambiato più volte il suo racconto. Peraltro, scrive la Procura diretta da Marcello Viola, “è emerso dal sopralluogo odierno da parte del Nia dei Vigili del Fuoco” che nella casa “risulta la presenza di sostanze acceleranti la combustione” in almeno “due punti della casa, ossia nel soggiorno, in prossimità della porta di ingresso, e nella camera da letto”. In sostanza, il 45enne “ammette una sua responsabilità per incendio colposo pur negando di aver voluto la morte della compagna, di cui si dichiara profondamente dispiaciuto, nonostante questo dispiacere non emerga in alcun modo dal verbale di interrogatorio e dalla relativa videoregistrazione”. E la Procura rileva che “è impossibile che quel tipo di incendio, di cui esiste una parziale documentazione video e fotografica, possa essersi sviluppato con la dinamica descritta dall’indagato”.