Domani, 22 febbraio, saranno passati quattro anni dall’uccisione di Luca Attanasio, ambasciatore d’Italia presso la Repubblica Democratica del Congo. Il diplomatico fu vittima di un tragico attentato a Goma, nel Kivu del Nord. Con lui morirono il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista congolese Mustapha Milambo. I tre erano in missione per conto del World Food Programme (WFP) dell’ONU.
Oggi, da quel 22 febbraio 2021, gli sviluppi processuali dell’attentato hanno visto una condanna all’ergastolo, in primo grado, nei confronti di cinque uomini congolesi, ritenuti gli esecutori materiali dell’assassinio dal Tribunale militare di Kinshasa. Parallelamente, la Procura di Roma ha accettato il non luogo a procedere nei confronti di Rocco Leone e Mansour Rwagaza, direttore ad interim e responsabile della sicurezza del Programma alimentare mondiale (Pam) per la RDC, che erano stati accusati di gravi inadempienze nell’organizzazione della missione, poi rivelatesi fatali. I due hanno presentato, per conto del Pam, un’istanza di immunità diplomatica e piazzale Clodio non ha potuto far altro che prenderne atto.
A rendere più farraginoso e rallentato l’iter per dare verità e giustizia alla memoria di Luca Attanasio, il fatto che lo Stato italiano non si sia costituito parte civile nell’ambito del processo italiano. La mancata collaborazione tra organismi e soggetti internazionali, per altre questioni e forse in altri tempi, avrebbe reso il tutto più trasparente e spedito. Oltretutto, i tragici fatti che hanno portato alla morte del diplomatico italiano si sono svolti proprio nella stessa area congolese recentemente al centro di un’insurrezione da parte dei ribelli filo ruandesi dell’M23, che hanno preso proprio la città di Goma.
L’ambasciatore Attanasio era originario di Limbiate e domani, nel Comune in provincia di Monza e Brianza, si terrà una commemorazione.