La Procura generale di Bologna chiede l’ergastolo per tutti e cinque i familiari imputati per l’omicidio di Saman Abbas: padre, madre, zio e i due cugini. 

Concludendo la requisitoria nel processo d’appello la pg Silvia Marzocchi ha chiesto alla Corte una sentenza “che restituisca a Saman il ruolo di vittima di un’azione inumana e barbara, compiuta in esecuzione di una condanna a morte da parte di tutta la famiglia”. 

L’accusa ha dunque sostenuto la sussistenza dei reati di omicidio e soppressione di cadavere con le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti e futili, arrivando alla richiesta dell’ergastolo con un anno di isolamento diurno per tutti e cinque i familiari della vittima.

In primo grado la Corte di assise di Reggio Emilia aveva condannato all’ergastolo i due genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, assolvendoli dalla soppressione di cadavere, a 14 anni lo zio Danish Hasnain e aveva assolto e liberato i due cugini, Nomanhulaq Nomnhulaq e Ikram Ijaz. 

Il fratello di Saman dice la verità

Durante la requistoria, la pg Silvia Marzocchi, in Corte d’Assise d’Appello a Bologna ha sostenuto che il fratello di Saman “ha detto la verità sulle questioni fondamentali, non si è mai contraddetto e non aveva nessun interesse a deporre contro i suoi familiari”. Secondo la procura generale, la testimonianza del fratello 21enne della giovane è attendibile, diversamente da quanto giudicato dalla sentenza di primo grado.

“L’esclusione della premeditazione – spiega Marzocchi – ha attribuito al fratello di Saman un ruolo che non merita, cioè l’autore dell’innesco della lite da cui si sviluppa l’intento omicidiario. A noi non pare possibile che il fratello minore, 16enne, abbia avuto un ruolo consapevole in questa vicenda. Pensiamo – ha detto ancora la rappresentante dell’accusa – all’effetto devastante che ha avuto nella sua vita questa storia. I genitori lo hanno sacrificato, abbandonato in Italia e gli hanno comunicato solo dopo l’intenzione di lasciarlo con lo zio, dal quale venne costretto a una fuga da clandestino”.

Il paravento prima dell’audizione del fratello di Saman nell’aula della Corte di assise di Reggio Emilia, 31 ottobre 2023. (Ansa)

13/03/2025

“Le sue dichiarazioni – insiste la pg – “collimano con gli elementi emersi nel processo”. Nel procedimento d’Appello, oltre ai genitori di Saman, condannati all’ergastolo in primo grado, sono imputati lo zio Danish Hasnain, condannato a 14 anni, e i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, che in primo grado sono stati assolti, quindi al momento sono liberi. 

Marzocchi riserva parole dire ai genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, che a suo dire hanno “sacrificato” il giovane, e aggiunge che in seguito “tutti lo hanno perseguitato” e gli hanno chiesto di “coprire le responsabilità”. Al fratello di Saman, prosegue, è stato chiesto di immolarsi, un atteggiamento che non si può pretendere da nessuno”, e lui “prima ha cercato di sottrarsi, poi ha deciso di raccontare quello che sapeva”. 

E le sue dichiarazioni “collimano” con gli elementi emersi nel processo, osserva Marzocchi, precisando che comunque “questo processo non si basa” sulle dichiarazioni del fratello della vittima. Nel procedimento, oltre ai genitori, condannati all’ergastolo in primo grado, sono imputati lo zio di Saman, Danish Hasnain, condannato in primo grado a 14 anni, e i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, che in primo grado sono stati assolti. 

Tre degli imputati sono oggi presenti nell’aula della Corte d’Assise d’appello, mentre nazia Shaheen e Ikram Ijaz hanno rinunciato a comparire.

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