“O si vive a lungo o si vive poco, e non ci si può fare molto al riguardo”, sentenziava con spirito britannico John Tinniswood, che dall’aprile dell’anno scorso era diventato l’uomo più anziano del mondo dopo la scomparsa a 114 anni di Juan Vicente Pérez Mora, venezuelano precedente detentore del record di longevità.

Tinniswood, nato a Liverpool lo stesso anno dell’affondamento del Titanic e sopravvissuto a due guerre e a due pandemie globali, si è spento lunedì all’età di 112 anni, nella casa di cura di Southport in cui viveva, circondato da “musica e amore”, ha dichiarato in una nota la famiglia.

Nato nell’agosto del 1912, conobbe sua moglie Blodwen a un ballo prima di sposarla nel 1942, nel pieno della Seconda guerra mondiale, quando prestava servizio nel Royal Army Pay Corps, l’unità responsabile delle finanze e delle forniture alimentari.

Tinniswood, ha poi lavorato come contabile nell’industria petrolifera prima di andare in pensione all’età di 60 anni. Sua moglie morì nel 1986 dopo 44 anni di matrimonio.

Dall’età di 100 a 110 anni ha ricevuto ogni anno un biglietto di auguri dalla Regina Elisabetta, che era più giovane di lui di 14 anni.

Nel suo lungo periodo in pensione Tinniswood si è dedicato al volontariato in una chiesa, la Blundellsands United Reformed Church, oltre a essere un grande tifoso del Liverpool Football Club.

Quando il Guinness World Records gli ha conferito il titolo di uomo più anziano del mondo nell’aprile di quest’anno, Tinniswood ha dichiarato di non avere alcun segreto per la sua longevità, insistendo sul fatto che si trattava “solo di fortuna”.

Di certo non seguiva alcuna dieta speciale, fatta eccezione per il piatto di cui era ghiotto: il ‘fish & chips’, piatto della tradizione inglese che non poteva mancare, ogni venerdì, sulla sua tavola.

Tinniswood lascia una figlia, quattro nipoti e tre pronipoti.

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