Per una coincidenza, il giorno in cui l’Istat ha pubblicato i nuovi dati sulla povertà in Italia — quasi sei milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta — il governo si riunisce per il primo dei due Consigli dei ministri dedicati alla manovra economica per il 2026.

Nella riunione di oggi si discutono il Documento programmatico di bilancio (Dpb) e il Decreto legge Economia, mentre la legge di Bilancio vera e propria sarà illustrata e approvata nella prossima riunione, prevista per giovedì.

«Oggi chiudiamo i numeri, poi le norme si perfezioneranno giovedì o venerdì», ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

 

Una manovra in linea con l’Europa

Il Documento programmatico di finanza pubblica recepisce le linee guida del nuovo Patto di Stabilità e Crescita europeo, firmato a fine 2023, e segna l’inizio del percorso di rientro strutturale dell’Italia dagli alti deficit degli anni passati.

Secondo il piano, l’avanzo primario — la differenza tra entrate e spese al netto degli interessi — è destinato ad essere dello 0,9% del Pil quest’anno e a crescere negli anni a venire: 1,2% nel 2026, 1,8% nel 2027, 2,2% nel 2028. Meloni e Giorgetti mirano, dunque, a riportare nel 2028 il saldo primario al livello più alto dal 2012, quando per effetti delle politiche di austerità del governo di Mario Monti, toccò il 2,3% del Pil. Parallelamente, il governo si impegna ad aumentare le spese militari di 12 miliardi di euro, fino a raggiungere il 2,5% del PIL.

Trovare le risorse

La manovra dovrà coprire circa 16 miliardi di euro, destinati a finanziare il taglio dell’IRPEF, gli interventi sulle pensioni e la cosiddetta “pace fiscale”, oltre ad altri provvedimenti minori. Per farlo, il governo prevede un aumento della pressione fiscale al 42,2% e tagli alla spesa sociale, soprattutto alla sanità.

Un aiuto arriverà dalle banche: l’ABI (Associazione bancaria italiana) ha annunciato all’unanimità la prosecuzione dei propri contributi poliennali al Bilancio dello Stato, in linea con quanto concordato lo scorso anno.

 

Le critiche dell’opposizione

La ricetta dell’austerità a tutti i costi è stigmatizzata dalle opposizioni. 

Il presidente dei senatori del Partito Democratico, Francesco Boccia, ha definito la ‘questione sociale’ la principale emergenza del paese: “Un lavoro non basta più per vivere dignitosamente. Il potere d’acquisto dei lavoratori e delle famiglie deve diventare la nostra priorità”. Più duro Peppe De Cristofaro, capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra: “Sei milioni di persone vivono in povertà, questa è l’Italia della destra, questo è il drammatico fallimento della Meloni. E con le politiche di austerità della prossima manovra economica le cose peggioreranno verso la stagnazione e la recessione. La destra è talmente poco ‘sociale’ che non vede l’emergenza povertà che c’è nel paese”.

 

Le posizioni dei sindacati

Anche dal fronte sindacale, diviso al suo interno per la ‘neutralità’ della Cisl, continuano le critiche di inefficacia: lo aveva fatto il segretario della Cgil Landini dopo l’incontro sindacati-governo, lo ripete oggi il suo omologo della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che ha contestato la riforma fiscale: “Si parla di un condono per chi non ha pagato le tasse, permettendo di saldare i debiti in dieci anni e con 108 rate. È un insulto a chi le paga regolarmente”. Bombardieri chiede invece di usare quelle risorse per detassare gli aumenti contrattuali e sostenere i redditi da lavoro.

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