Il controllo da parte dei genitori non può evitare la reiterazione del reato: secondo il tribunale del Riesame di Bologna per Chiara Petrolini, accusata di aver ucciso e nascosto due neonati, i domiciliari in cui si trova dal 20 settembre non sono quindi sufficienti.
I piccoli cadaveri erano stati sepolti da lei stessa nel giardino della villetta dove viveva con la famiglia a Traversetolo in due diversi momenti, nel 2023 e nel 2024.
“Estrema lucidità. Inusitata freddezza esecutiva. Sconcertante assenza di scrupoli o remore. Apparente mancanza di qualunque ripensamento, oltre che di sfrontatezza. Inaffidabilità totale nelle relazioni personali anche più intime. Eccezionali capacità sia di nascondimento dei propri misfatti sia di mistificazione e dissimulazione. Mancanza di partecipazione e di compassione”. Sono le caratteristiche della condotta di Chiara Petrolini, descritte per il Riesame che ha disposto il carcere, che però non è esecutivo fino alla Cassazione.
“Anche se si volesse ritenere che il pericolo di reiterazione criminosa sia ridotto alla sola negazione di maternità (e dunque fosse ravvisabile solo nell’omicidio di un proprio figlio neonato), ecco che in concreto proprio gli arresti domiciliari presso i propri familiari si rivelano inadeguati”, prosegue il tribunale, come sintetizza una nota del procuratore di Parma Alfonso D’Avino, che insieme alla Pm Francesca Arienti aveva firmato l’appello contro i domiciliari, ritenendoli misura inadeguata.
Chiara Petrolini, 21anni, quando ha sepolto il neonato partorito il 7 agosto nel giardino di casa, non voleva solo nascondere temporaneamente il corpicino, ma “sottrarlo in via definitiva alla scoperta da parte di terzi“.
Secondo il Tribunale, riassume la Procura di Parma, il nascondimento del cadavere è stato realizzato in maniera tale da assicurare, con alto grado probabilità, la definitiva sottrazione del piccolo cadavere alla scoperta da parte di terzi, ed in ciò si ravvisa la soppressione del cadavere stesso, anche perché si è trattato di una condotta che replicava esattamente la situazione del 2023, e non vi è ragione per ritenere che, a distanza di un anno, la medesima condotta debba essere valutata in maniera differente.
Inoltre l’intenzione dell’indagata è stata ricavata, per i giudici, proprio da una risposta che la 21enne ha dato alla Procura durante un interrogatorio. Al Pm che le ha contestato la ricerca sul web subito dopo il parto (“dopo quanto tempo puzza un cadavere”), Chiara Petrolini ha risposto: “L’avevo cercata per i cani, perché pensavo che potessero sentire l’odore e quindi tirarlo fuori. Io non l’avrei mai spostato da lì”.
Chiara Petrolini per ora ai domiciliari, in un’altra casa con i genitori, finché non si esprimerà la Cassazione sul ricorso della sua difesa. Il procuratore di Parma Alfonso D’Avino, sintetizzando le motivazioni dei giudici bolognesi, segnala come il tribunale abbia sottolineato, tra l’altro, che il parto del 7 agosto 2024 e il seppellimento del neonato è avvenuto con i genitori in casa e nessuno si è accorto di nulla.