Tutto è iniziato venerdì scorso sul Panbari Himal, una vetta di 6.887 metri poco battuta e tra le più impervie dell’Himalaya nepalese. Una valanga improvvisa ha travolto un gruppo di tre alpinisti italiani impegnati nella scalata: Alessandro Caputo, 28 anni, milanese e maestro di sci, e Stefano Farronato, 50 anni, arboricoltore di Bassano del Grappa, non ce l’hanno fatta. Il terzo membro del team, Valter Perlino, 64 anni, veterinario di Pinerolo, è sopravvissuto rimanendo al campo base a causa di un infortunio al piede. È stato proprio lui a lanciare l’allarme, fornendo i primi dettagli strazianti: “Qui ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna”, era l’ultimo messaggio del gruppo prima della tragedia.
Ma il bilancio più pesante si è registrato lunedì mattina, quando un’altra valanga si è abbattuta sul campo base dello Yalung Ri, un’altra cima himalayana. L’impatto ha provocato la morte di Paolo Cocco, fotografo di Fara San Martino (Chieti), e disperso Marco Di Marcello, 37 anni, biologo e guida alpina di origine abruzzese, e Markus Kirchler, terzo italiano nel gruppo.
Tra le vittime straniere figurano Jakob Schreiber, alpinista tedesco, e Christian Andre Manfredi, trekker francese, oltre a due guide nepalesi: Padam Tamang e Mere Karki. Testimoni oculari, tra cui Phurba Tenjing Sherpa dell’agenzia Dreamers Destination, hanno affermato di aver visto i sette corpi sul luogo, mentre Mingma Sherpa della Seven Summit Treks ha coordinato i primi soccorsi.
