“Di reati non ancora prescritti – ha sottolineato il procuratore di Livorno Maurizio Agnello – oggi sopravvive la sola strage nella forma dolosa. Occorrerebbe dimostrare che qualcuno abbia agito intenzionalmente per causare la morte di 140 persone”. Il procuratore è tornato a parlare della nebbia come concausa del disastro suscitando la rabbia dei familiari delle vittime. 

A Rainews24 è intervenuto Luchino Chessa, il figlio di Ugo il comandante del traghetto.

“Nonostante la richiesta di archiviazione avanzata da parte della DDA di Firenze al GIP per l’inchiesta sul disastro della Moby Prince, la politica non ha abbassato la guardia” ha detto da parte sua Pietro Pittalis, presidente della Commissione d’inchiesta sul disastro della Moby Prince. “Sulla vicenda non è calato il silenzio: le commissioni parlamentari d’inchiesta hanno lavorato e continuano a lavorare per accertare la verità e soprattutto le cause del disastro. Un impegno dovuto alla memoria delle vittime e ai loro familiari, senza lasciare nulla di intentato. Proprio per questo, la terza commissione d’inchiesta, da me presieduta, ha
ripreso il lavoro delle precedenti, focalizzando in particolare la questione relativa alla presenza di una terza imbarcazione che potrebbe aver reso necessaria la manovra repentina del traghetto Moby Prince, facendolo andare a collidere con l’Agip Abruzzo che stazionava all’ancora in zona vietata”.

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