“Noi stiamo facendo la storia, e dobbiamo esserne tutti consapevoli. E questo non prevede né pause né soste, ma tanto meno può consentire errori e passi falsi”. Nelle ore in cui Fratelli d’Italia e il governo sono agitati dal caso Sangiuliano, Giorgia Meloni veste i panni di leader di partito, arringa i suoi e allo stesso tempo attacca chi sta fuori: il messaggio è “non prestare il fianco”. E’ il giorno dell’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia, organo di vertice del partito di via della Scrofa, che si riunisce poco prima le 12 nella Sala Tatarella della Camera. Con Meloni c’è la sorella Arianna e tutto lo stato maggiore, dal presidente del Senato Ignazio La Russa al ministro Francesco Lollobrigida. L’appuntamento è fissato in agenda da tempo, per segnare la ripresa dell’attività parlamentare, e la premier vuole spingere sul programma, spronare i parlamentari a essere propositivi, a “pungolare” il governo.
Ma nei giorni in cui da capo del governo viene tirata per la giacchetta, non può esimersi da un monito a non deragliare. Ed è così che attacca la sua relazione. “Tutti noi – è il richiamo – abbiamo un compito molto più grande delle nostre aspettative e dei nostri desideri, e dobbiamo essere capaci di tenerlo ben presente ogni giorno”. “Dobbiamo anche essere consapevoli che non ci viene perdonato nulla e che nulla ci verrà perdonato”, scandisce la premier, che quindi passa al contrattacco: “Quando i nostri avversari non hanno trovato nulla per attaccare, hanno dovuto inventarsi di sana piana notizie false per farlo. E quando qualcuno ha compiuto un passo falso, hanno utilizzato ogni strumento a disposizione per colpirci”. Esorta i suoi a essere giudici “implacabili di noi stessi” perché “l’occasione storica che ci hanno dato i cittadini non merita di essere sprecata per un errore, una distrazione o una sbavatura. Non possiamo permetterci di prestare il fianco”.
Rivendica per il suo partito il ruolo di “asse portante” della maggioranza, ma invita a comunicare di più e meglio, a non rinunciare ad avere un partito “pesante”, e anche per questo lancia l’idea di svolgere congressi comunali e municipali, anche per “scongiurare il rischio che i dirigenti si sentano inamovibili e tendano a chiudersi per difendere rendite personali, invece che il merito”. Rilancia sui temi identitari del programma (“penso sia necessario dare un segnale in più sulla sicurezza”). Sulle politiche migratoria, rivendica il calo degli sbarchi: “Anche su questo avevamo ragione, e la sinistra torto, e lo abbiamo dimostrato”. Così come a livello europeo, ottenere per Raffaele Fitto “un ruolo e un portafoglio all’altezza” sarebbe la dimostrazione “che vieni rispettato se sei credibile, non se sei accondiscendente”.