Bandiere a mezz’asta in tutte le sedi comunali e negli edifici pubblici, questa mattina a Piacenza, e lutto cittadino dalle 15 alle 16.30, in occasione dei funerali di Aurora Tila, la 13enne morta precipitando da un terrazzo del suo condominio, per la cui morte è stato fermato l’ex fidanzato 15enne. Lo ha fatto sapere ieri, con una nota, l’amministrazione comunale. 

L’ordinanza della sindaca

Il raccoglimento è stato sancito dall’ordinanza della sindaca, Katia Tarasconi. Le esequie della ragazza saranno celebrate in cattedrale.  “Il provvedimento invita inoltre a osservare, nella giornata dei funerali, un minuto di silenzio nei luoghi di lavoro e negli istituti scolastici, richiamando l’osservanza del cordoglio anche da parte di attività commerciali e pubblici esercizi – si legge nella nota del Comune -.  Non dovranno essere attuate iniziative o comportamenti che, sottolinea la sindaca Tarasconi, contrastino con il senso di un lutto sincero e profondo, che ciascuno di noi sente come proprio”. Tarasconi ha ringraziato “tutte le persone che vorranno rendere omaggio ad Aurora esprimendo, con vicinanza e con rispetto, il dolore che in questi giorni ci unisce, così come le diverse realtà che, ciascuna nel proprio ruolo, permetteranno che questo momento di dolore sia partecipato da tutta la città proteggendo e onorando il ricordo di una giovane vita”.

Legale della famiglia di Aurora: “Chiederemo incidente probatorio per vedere la chat”

“Una volta concluso l’esame del telefonino del 15enne, chiederò l’incidente probatorio per vedere le chat con Aurora, con la famiglia e con gli amici, da cui credo emergeranno elementi molto importanti ai fini delle indagini”.

La svolta nelle indagini e il testimone chiave

C’è un testimone chiave che il 25 ottobre avrebbe visto la tredicenne insieme al fidanzato, poco prima che lei cadesse nel vuoto. Il 15enne è stato fermato per omicidio. Il testimone che ha dato indicazioni ritenute decisive per la morte di Aurora avrebbe detto di aver visto il ragazzo indagato buttare giù la 13enne dal balcone. Sarebbe questo che ha indotto la Procura per i minorenni che coordina le indagini dei carabinieri di Piacenza a emettere il fermo nei confronti del 15enne.

Il fidanzato davanti al Gip

Nella mattinata del 30 ottobre, al Tribunale per i minorenni di Bologna, si è svolta l’udienza per il fidanzato di Aurora, durata circa un’ora e mezza. Poche le dichiarazioni del difensore del 15enne, avvocato Ettore Maini, in merito al contenuto delle dichiarazioni del ragazzo indagato. Il legale si è limitato a dire: “Ha risposto, perché si deve avvalere della facoltà di non rispondere”? Al termine dell’udienza la madre del ragazzo l’ha accompagnato negli spazi dell’Istituto penale minorile del Pratello di Bologna. La decisione sulla convalida del fermo e sull’applicazione della misura cautelare arriverà nelle prossime ore.

Pm: “Aurora ha tentato di aggrapparsi, ma lui l’ha colpita” 

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Aurora, dopo essere stata spinta oltre la ringhiera del balcone al settimo piano del palazzo dove viveva, ha tentato disperatamente di aggrapparsi alla ringhiera stessa, ma il fidanzato a quel punto l’avrebbe colpita ripetutamente con le mani, con l’obiettivo di farla cadere. Il ragazzo risponde anche del porto di un cacciavite di circa 15 centimetri.

Il 15enne, fidanzato della vittima, è stato fin da subito indagato per omicidio: inizialmente a piede libero, ma successivamente raggiunto dal provvedimento restrittivo firmato dal pm della Procura minorile di Bologna: dagli ambienti investigativi non arrivano dettagli, ma è certo che nelle ore successive al suo lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Piacenza, il quadro indiziario nei suoi confronti si sia aggravato di parecchio per una serie di elementi raccolti subito dopo dal Nucleo investigativo, permettendo alla Procura bolognese di emettere la misura che lo ha portato in un istituto minorile.

L’arresto del 15enne e la reazione della famiglia

Alla notizia del fermo disposto per il ragazzo, la famiglia di Aurora “si è sentita sollevata”, ha spiegato l’avvocata Lorenza Dordoni, che assiste la madre della 13enne morta il 25 ottobre a Piacenza.

Nei giorni scorsi la sorella 22enne della ragazza aveva lanciato varie accuse sui social, spiegando che non credeva al suicidio o all’incidente per la caduta dal balcone all’ottavo piano del palazzo. “La madre ha pianto – ha detto l’avvocata – e ha detto che ora i sospetti che aveva, oggi li considera una conferma”.

Trauma cranico compatibile con la caduta

Il trauma cranico emerso dall’esame esterno del corpo di Aurora è compatibile con un trauma da precipitazione e, con ogni probabilità, sarebbe dunque una conseguenza della sua caduta. È una delle risultanze emerse dall’autopsia sul corpo della 13enne che si è svolto questo pomeriggio a Pavia alla presenza dei consulenti di parte, ossia il medico legale Novella D’Agostini – incaricato dalla famiglia di Aurora – e il medico legale Attilio Maisto per l’ex fidanzato. 

Ora si attendono gli esiti degli esami istologici e dei tamponi di ricerca genetica che sono stati eseguiti durante l’esame medico legale.

Il racconto ai familiari segnalato agli inquirenti

Tra le circostanze segnalate agli inquirenti dalla famiglia di Aurora, c’è il racconto di un’altra ragazza, minorenne, che li ha contattati per riferire di una scena che aveva visto in strada nelle scorse settimane. Secondo quanto riferito dal quotidiano Libertà si tratta di un episodio accaduto il 4 ottobre: la testimone avrebbe visto un giovane che strattonava una ragazzina minuta. A quel punto avrebbe scattato alcune foto e poi si sarebbe avvicinata alla ragazzina per dirle “Ciao come stai”, riuscendo ad allontanare il ragazzo.

Quando ha saputo della tragedia di venerdì, la ragazza ha pensato che l’adolescente vista in strada potesse essere Aurora. Ha contattato i familiari, mostrando le foto e la13enne è stata riconosciuta. Questo racconto è stato fornito agli inquirenti. Secondo Libertà la testimone sarebbe stata in caserma dai carabinieri a riferire quello a cui aveva assistito. Il quotidiano Repubblica riporta, fra gli elementi consegnati agli investigatori, di un video su un episodio simile girato alla stazione dei bus in cui si vedrebbe il 15enne picchiare, insultare e strattonare Aurora, salvata da coetanee. Non è chiaro se si tratti dello stesso momento o di altri.

La preside del liceo di Aurora: “Non abbiamo avuto il tempo di aiutarla”

Davanti alla morte di Aurora “siamo tutti sgomenti e smarriti”, in particolare i compagni di classe”, aveva scritto Monica Ferri, dirigente scolastica del liceo Colombini di Piacenza, frequentato dalla 13enne, in una lettera agli studenti e alla famiglia della giovane vittima pubblicata dal quotidiano piacentino “Libertà”.

“State affrontando un momento di prova, che sicuramente non avevate previsto quando immaginavate il vostro ingresso nella scuola superiore -continua nella lettera la preside-. Ne siamo consapevoli, perciò sappiate che vi sosterremo con tutte le risorse e in tutti i modi possibili”. 

Aurora era una delle studentesse più giovani, non aveva nemmeno compiuto 14 anni e frequentava il primo anno da poche settimane. “Insegnanti e compagni avevano appena iniziato a conoscerla, e lei a conoscere loro – ricorda la dirigente – stava costruendo con alcuni le prime amicizie, quelle che nascono sui banchi di scuola e che a volte ci accompagnano per tutta la vita. Aveva interessi, passioni, sogni, che non abbiamo potuto scoprire. Sapevamo poco di lei, ciò nonostante, Aurora ci mancherà”.

Comune di Piacenza: “Nessuna segnalazione ai Servizi sociali”

“In nessun caso” segnalazioni di comportamenti violenti “o anche solo minacciosi” sono state fatte ai Servizi sociali né dai familiari di Aurora né da altri. Lo dice in una nota il Comune di Piacenza. Sul ragazzo frequentato da Aurora, la madre “lo riteneva una compagnia non gradita e riferiva una certa difficoltà a gestirne la presenza in casa, a volte anche notturna”. Tuttavia “non ha segnalato ai Servizi sociali comportamenti violenti” del ragazzo e non ha mai comunicato di aver sporto denuncia alle Forze di Polizia. Anche la ragazza non avrebbe mai fatto riferimento a comportamenti minacciosi e violenti.

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