Valentino Bags Lab srl, società del marchio di moda Valentino, ha tratto “beneficio” economico dall’attività di imprenditori cinesi che “sfruttano pesantemente il lavoro dei loro connazionali”, omettendo “qualsiasi controllo” sulla propria catena produttiva” e di fatto “agevolando” soggetti indagati per caporalato.
E’ quanto ha scritto il pubblico ministero di Milano, Paolo Storari, nella richiesta di mettere in amministrazione giudiziaria la società del Gruppo Valentino con sede a Rosate, nel milanese, che fabbrica “articoli da viaggio e accessori” del marchio con un giro d’affari da 23 milioni di euro all’anno.
La richiesta è stata accolta dai giudici secondo i quali fenomeni da caporalato e “plurimi indici di sfruttamento” nella filiera di appalti sono emersi in “modo eclatante” nelle indagini con il “chiaro fine di abbattere i costi del lavoro”.
Per la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano dai fornitori del brand “vengono completamente evase le imposte dirette” e “relative al costo dipendenti” come “contributi, assicurazione infortuni”. Le aziende hanno omesso “tutti i costi relativi alla sicurezza, sia dei dipendenti che degli ambienti di lavoro” con assenza di “visite mediche” e formazione”.
La sicurezza degli operai del settore moda è stata messa a rischio “dalla rimozione di dispositivi di sicurezza dalle macchine (spazzolatrici, incollatrici, adesivatrici, macchine spaccapelle)” e “dalla non corretta custodia dei materiali chimici e infiammabili”.