La Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura Generale presso la corte d’Appello di Milano contro l’ordinanza del 9 aprile scorso che concedeva il beneficio a Stasi, condannato in via definitiva per la morte di Chiara Poggi. 

 

La Procura generale di Milano aveva chiesto l’annullamento dell’ordinanza con cui, l’11 aprile, il Tribunale di Sorveglianza ha ammesso Alberto Stasi, in carcere dal 2015 per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco del 2007, al regime di semilibertà. Stamani si è tenuta l’udienza solo “cartolare” – ossia senza presenza delle parti e con l’analisi da parte dei giudici del ricorso, delle osservazioni del pg della Cassazione e di memorie della difesa Stasi

Tra i punti del ricorso, firmato dalla sostituta pg Valeria Marino della Procura generale diretta da Francesca Nanni, la mancata richiesta di autorizzazione specifica a rilasciare l’intervista al programma ‘Le Iene’, andata in onda il 30 marzo, durante un permesso premio per un ricongiungimento familiare. Per la Procura generale, infatti, i permessi premio possono essere concessi per motivi familiari, culturali o di lavoro e quell’intervista non rientra in nessuno dei tre campi.

Per la difesa, invece, Stasi non doveva richiedere alcuna autorizzazione specifica per l’intervista, come precisato dalla direzione del carcere di Bollate e poi dai giudici di Milano.
Per gli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, dunque, non venne “violata alcuna prescrizione”.

 

Impossibili estrarre DNA dalle impronte nella villetta

Dalle prime analisi, nel maxi incidente probatorio in corso sul caso di Garlasco, sulle campionature dei trenta fogli di acetato, contenenti una cinquantina di impronte, non sarebbe stato trovato materiale sufficiente per estrarre profili di Dna comparabili. Nemmeno nell’impronta 10, quella ormai nota sulla porta di ingresso, che veniva considerato dagli investigatori la presunta “mano sporca” del killer. Lo si è appreso dalle prime verifiche effettuate dai consulenti delle parti sui dati messi a disposizione oggi. Intanto, è fissato per il 4 luglio, nei laboratori della Polizia scientifica di Milano, un altro appuntamento, per i periti della gip di Pavia e i consulenti delle parti, nel maxi incidente probatorio in corso sulle analisi genetiche e le analisi e le comparazioni dei tracciati del materiale genetico trovato sui reperti della spazzatura, effettuate dai consulenti della difesa Stasi, da quelli della difesa di Andrea Sempio, il nuovo indagato, e degli esperti nominati dai legali della famiglia Poggi, hanno confermato che in quei reperti c’è solo Dna di Chiara e di Alberto, quest’ultimo in particolare sulla cannuccia del brick di tè freddo. Sono comparazioni compiute sui dati ‘grezzi’ e documentali, ossia sui tracciati e poi andranno effettuate, nella perizia, quelle tra i profili genetici in laboratorio. Devono ancora essere effettuate le analisi sui tamponi della vittima, oltre agli esami con le campionature su un cucchiaino e sul frammento del  tappetino del bagno, che era macchiato dal sangue lasciato dalla scarpa dell’assassino, che, da sentenza definitiva della Cassazione, è Stasi. Infine, la gip di Pavia Daniela Garlaschelli dovrà decidere se estendere l’incidente probatorio, come chiesto dai pm, anche alla “esaltazione” per l’individuazione delle impronte sui reperti della spazzatura. Richiesta a cui la difesa Sempio si è opposta. 

 

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