La piazza piena di tavoli, i vicoli affollati i turisti che scattano foto, sembra una domenica qualunque nel cuore di Napoli, eppure appena due notti fa qui è stato ucciso Arcangelo. La zia ha portato fiori e lumini per ricordarlo: “Ci hanno ucciso, l’hanno distrutto, basta! Non vogliamo neanche parlare, mio nipote è una stella”. Non fa nemmeno il nome di Renato Caiafa, il diciannovenne, amico del nipote ,che ai poliziotti ha raccontato di aver premuto per sbaglio il grilletto, proprio davanti alle scritte che ricordano il fratello ucciso durante una rapina.

Nella confessione del giovane restano tanti punti da chiarire: il folle gioco con una pistola carica, la provenienza dell’arma, il colpo sparato da distanza ravvicinata. “Ho combinato un guaio”, le sue prime parole, “stavamo scherzando ma non sapevo nemmeno che quella pistola fosse vera. Il colpo è partito per sbaglio non volevo uccidere nessuno”, dice di avere trovato l’arma sotto un’auto poche ore prima del delitto, versione che gli investigatori ritengono inverosimile. Arcangelo sarebbe stato ignaro del rischio che correva, la famiglia è sicura: “Non avrebbe mai toccato una pistola, aveva altri modelli”.

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