Emanuele Ragnedda, l’imprenditore vitivinicolo di 41anni che ha confessato l‘omicidio di Cinzia Pinna, scomparsa l’11 settembre, è un volto noto in Sardegna e nel mondo dei viticoltori per la produzione e la vendita di un vino molto costoso.

L’uomo è stato rintracciato dai Carabinieri del comando provinciale di Sassari prima che si allontanasse in barca a Baja Sardinia. Cinzia Pinna, 33 anni, originaria di Castelsardo, era sparita l’11 settembre a Palau. Da quella sera non si sono avute più notizie della donna.

La posizione dell’imprenditore si è aggravata dopo un tentativo di fuga. L’uomo aveva infatti preparato la barca per allontanarsi e far perdere le proprie tracce, i carabinieri lo hanno quindi portato in caserma dove è stato ascoltato. Il pm, dopo la confessione, ha emesso il fermo per omicidio e occultamento di cadavere nei suoi confronti.

Chi è Emanuele Ragnedda

Figlio di una nota famiglia di imprenditori vinicoli, il 41enne ha fondato l’azienda ConcaEntosa seguendo le orme del padre Mario e dello zio Francesco Ragnedda, noti per la produzione di vino d’eccellenza. lo zio Mario è uno dei fondatori della cantina Capichera, ceduta di recente. 

Emanuele Ragnedda è poi diventato famoso per la produzione del ‘bianco più caro d’Italia’: il Vermentino Disco Volante Igt 2021 con prezzi a bottiglia che raggiungono i 1.800 euro. 

La tentata fuga e il ritrovamento del corpo

Ragnedda avrebbe lasciato in mattinata il porto di Cannigione, a bordo di un gommone, ma il suo natante è poi stato ritrovato gravemente danneggiato. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Luca Montella, è stato poi raggiunto dai militari nella sua abitazione, all’interno della sua tenuta Conca Entosa, tra Palau e Arzachena. Qui, come indicato da Ragnedda, sono stati trovati anche i resti della giovane

La confessione, sempre secondo quanto riporta il quotidiano regionale, è arrivata dopo un lungo confronto con gli inquirenti, davanti al procuratore di Tempio, Gregorio Capasso, e la pm, Noemi Mancini.

Le indagini, coordinate dalla procura di Tempio Pausania, hanno portato a perquisizioni in un casolare nelle campagne di Palau, anch’esso di proprietà dell’imprenditore. Con lui, la sera della scomparsa, era presente anche un 26enne milanese, ora indagato per occultamento di cadavere. I legali del giovane precisano che i due non erano amici e che il ragazzo non avrebbe avuto legami né con Ragnedda né con la vittima.

Le ricerche di Pinna erano scattate già all’alba del 12 settembre, dopo la denuncia dei familiari. Decine di squadre tra vigili del fuoco, carabinieri e volontari avevano battuto il territorio, mentre la sorella lanciava appelli via social. Le immagini di videosorveglianza hanno poi rivelato gli ultimi movimenti della donna: ripresa mentre camminava barcollando, viene avvicinata da un’auto in cui decide di salire. L’auto è risultata essere di Ragnedda.

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