I giudici della terza Corte d’Assise di Roma hanno condannato all’ergastolo Raoul Esteban Calderon per l’omicidio dell’ex capo degli Irriducibili della Lazio, Fabrizio Piscitelli, detto ‘Diabolik‘. I giudici non hanno riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso utilizzato per pianificare e mettere a segno il delitto, avvenuto il 7 agosto del 2019 su una panchina del parco degli Acquedotti, nel quartiere Tuscolano a Roma. I giudici hanno sposato l’intero impianto accusatorio dei sostituti procuratori della direzione distrettuale antimafia capitolina, Mario Palazzi, Rita Ceraso e Francesco Cascini. Il vero nome del killer, secondo quanto è emerso da una rogatoria internazionale in Argentina, sarebbe Aleandro Musumeci, nato a Buenos Aires il 30 aprile 1970.

“Credo che una sentenza diversa sarebbe stata il capolavoro dell’ingiustizia, certo sarebbe stato auspicabile  il riconoscimento del metodo mafioso visto che mio fratello è stato descritto come un boss. Dopo quanto emerso nel corso del processo, Musumeci non poteva evitarsi un secondo ergastolo, oltre ai dodici  anni già confermati in appello per un tentato omicidio”. Questo il  commento affidato all’Adnkronos dalla sorella di Fabrizio Piscitelli  dopo la sentenza. La sorella di Piscitelli è parte civile insieme alla madre e al fratello nel processo che si è  aperto nel febbraio del 2023.  

”La Corte d’Appello e la Cassazione a cui certamente ricorreranno i legali di questo soggetto non credo daranno esiti diversi che  decreterebbero la morte della giustizia. Mio fratello nonostante la sua devianza e nonostante abbia fatto parte di questo sudiciume, deve  avere giustizia. Una risposta doverosa non solo a noi familiari ma  anche – sottolinea la sorella di Piscitelli – alla parte di società  più sana e civile. Spero che a breve il quadro ormai chiaro sui  mandanti i cui nomi e soprannomi ricorrono da tempo, trovi la giusta  cornice. Detto ciò, voglio ringraziare in primis il dottor Michele  Prestipino per aver dato nell’immediatezza la giusta lettura  all’omicidio e per aver diretto a suo tempo le indagini avvalendosi, a mio modesto parere, dei migliori magistrati della Dda, i pm Mario  Palazzi, Rita Ceraso e Francesco Cascini. Dico loro grazie perché  nella funzione di requirenti hanno svolto e continuano a svolgere un lavoro encomiabile”.

‘Tentare di ripulire una città dal lerciume criminale che ha sedotto mio fratello, non è semplice. Ringrazio l’Arma dei Carabinieri che con il suo passo ha dato una svolta a questa indagine. Ho fiducia nella  competenza e nell’impegno dei carabinieri che concluderanno l’indagine sui mandanti – sottolinea – malgrado questi abbiano studiato l’atto criminoso pensando di restare impuniti. Infine voglio ringraziare la signora Bussone e i fratelli Capogna per la loro scelta di collaborare. Una scelta che induce a pensare ad un cambiamento di vita di cui potranno beneficiare anche i loro figli, anziché restare intrappolati nell’eredità criminale. A Musumeci Gustavo o Esteban Calderon o Francisco come preferisce chiamarsi e ai suoi committenti auguro di saper vivere il resto dell’esistenza in carcere con la stessa impassibilità e freddezza che sembra caratterizzarli.  Riusciranno questi a non improvvisare disturbi mentali o malattie incompatibili con la detenzione? Vedremo”.

Processo per l’omicidio di Diabolik nell’aula bunker di Rebibbia a Roma, 25 marzo 2025 (ANSA/Federico Perruolo)

25/03/2025

“Per noi, l’autore di questo omicidio non è Calderon. Il fatto che non sia stato riconosciuto il metodo mafioso è certamente un risultato. I giudici hanno escluso anche l’aggravante del nesso teleologico tra il furto dell’arma e l’omicidio. Se è stata esclusa questa aggravante dobbiamo immaginare che abbiano escluso forse che l’arma dell’omicidio sia stata quella, ma lo capiremo leggendo le motivazioni. Siamo comunque persuasi che non sia Calderon l’autore dell’omicidio. Non c’è dubbio. Ricorreremo in Appello”. Così gli avvocati Gian Domenico Caiazza e Eleonora Nicla Moiraghi, difensori di Raul Esteban Calderon,

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