E’ rimasto in silenzio anche questa volta Louis Dassilva. Il 34enne senegalese, in carcere da due mesi per l’omicidio di Pierina Paganelli, si è rifiutato di rispondere alle domande del sostituto procuratore Daniele Paci. Proprio come aveva fatto con il Gip, subito dopo l’arresto. Il Pm era venuto a interrogarlo nella casa circondariale di Rimini, accompagnato dal capo della squadra mobile, Marco Masia. Ma l’incontro è durato appena 10 minuti.
“Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Abbiamo ritenuto opportuna questa scelta perché il quadro probatorio non è completo e vogliamo comprendere quali elementi la Procura sta vagliando”, ha spiegato Andrea Guidi, uno dei difensori del 34enne.
Impossibile sapere quali sarebbero state le domande. L’interrogatorio non è nemmeno cominciato. Dassilva resta l’unico indagato per l’omicidio di via del Ciclamino. La settimana scorsa il tribunale del Riesame ha deciso che gli indizi a suo carico sono sufficienti a tenerlo in cella. I suoi legali sono pronti a fare ricorso appena avranno letto le motivazioni.
Intanto le indagini proseguono. La Procura ha chiesto di analizzare tutti i dispositivi elettronici di Dassilva (telefoni, computer, smartwatch), per ricostruirne attività e spostamenti la sera dell’omicidio. In arrivo anche un laser per analizzare le tracce biologiche individuate su 7 reperti. “La questione del dna è molto importante sia per la difesa che per l’accusa”, ha commentato Riario Fabbri, altro avvocato di Dassilva.
Il servizio di Serena Biondini