Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, trovata senza vita il 5 gennaio 2022 a Trieste, è stato indagato per l’omicidio della moglie. Per la difesa, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua “allo stato – precisano in una nota – ci troviamo di fronte ad un mutamento di ruolo di Sebastiano Visintin” che “viviamo come espressione di un atto dovuto, per il compimento di attività che, francamente, stupisce a distanza di cosi’ tanto tempo dall’originaria iscrizione di reato”. Per i legali, inoltre, “lo scenario degli elementi di prova raccolti e’ da noi conosciuto e non sappiamo quale strada investigativa ulteriore voglia percorrere la Procura. Soprattutto, fiduciosi, come sempre, e nonostante tutto, di quello che sarà un atteso approdo della verita’ e che, per quanto ci riguarda, ci vede sereni perche’ assolutamente estranei dall’ipotesi delittuosa odierna, ci chiediamo pero’: perche’ proprio Sebastiano? Perchésolo lui?  Attendiamo – conclude la nota della difesa – di conoscere risposta alle nostre domande e di leggere le motivazione di questa inaspettata virata di indagine”. 

Parlano invece il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, e l’amico con il quale forse sarebbe dovuta andare a convivere, l’ultraottantenne Claudio Sterpin. “Non sapevo niente, non sapevo che fosse stato indagato e non posso dire che sono contento – ha detto oggi Sergio telegraficamente – Ma sono invece contento del fatto che finalmente c’è questo nuovo team di investigatori che sta facendo il suo lavoro”. “Spero vadano avanti, facciano il loro lavoro”, ha concluso. Pochi giorni fa Sergio, esprimendo una serie circostanziata di accuse, aveva ribadito – come fatto più volte in questi anni con lettere alla magistratura o oralmente in interviste – che occorreva indagare su Sebastiano Visintin e familiari e persone che gli sono vicini, parlando di femminicidio con un movente non solo economico ma anche di volontà di ‘controllo’. Analogamente, Sterpin oggi ha detto che “da tre anni” aspettava “questo momento. Finalmente!”. Anche se “è sempre troppo tardi perché questa cosa dovevano farla gli investigatori di allora e invecesi sono dimostrati almeno negligenti, altrimenti si sarebbero accorti di tutte le incongruenze” del caso. Poi, un ringraziamento a Sergio e altri parenti “che si sono sempre battuti in modo forte per evitare che il corpo di Liliana venisse cremato. Altrimenti il caso non avrebbe mai avuto”questo sviluppo. Difatti la svolta – dopo il rifiuto del Gip Luigi Dainotti di archiviare il caso – si è avuta con la relazione medico legale della antropologa forense CristinaCattaneo e dei medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e dall’entomologo Stefano Vanin. Per eseguirla, è stato necessario riesumare la salma. La relazione è atterrata sul tavolo del pm con grande ritardo – 13 mesi dall’incarico – ma è stata rivoluzionaria: Liliana è stata uccisa, non ci sono elementi per sostenere la tesi del suicidio.

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