Omicidio Sharon Verzeni, “aggressione fulminea con coltello da cucina”
Sopralluogo dei carabinieri del comando provinciale di Bergamo in casa di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa la notte tra il 29 e il 30 luglio, insieme al compagno Sergio Ruocco. Si tratta della terza convocazione dell’uomo, anche questa volta senza avvocato, e dunque verrà sentito ancora come persona informata sui fatti.
Nell’abitazione della coppia, a Terno d’Isola, verranno probabilmente effettuati degli accertamenti: la casa è sotto sequestro dalla notte del delitto.
Non avrebbe passato la notte a casa dei suoceri
Ruocco, il compagno di Sharon Verzeni, la donna uccisa a Terno d’Isola nella Bergamasca la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, non avrebbe passato la notte a casa dei suoceri. A quanto ha riferito l’agenzia di stampa La Presse, dovrebbe essere stato ospite di amici e per la seconda volta, dalla notte dell’omicidio, non a casa dei genitori della compagna che lo hanno accolto dal giorno dopo l’uccisione di Sharon dopo che la magistratura ha posto sotto sequestro l’abitazione della coppia.
Nessuna dichiarazione dei parenti
La prima volta fu la sera dell’interrogatorio al comando provinciale dei carabinieri di Brescia, dove Ruocco fu convocato insieme al padre, Mario e a casa del quale passò la notte. Ieri i genitori di Sharon Verzeni erano rincasati poco prima delle 20 nella villetta di via Adda a Bottanuco.
Qualche ora prima si erano visti anche la sorella di Sharon, Melody con il marito, Stefano Campana che dopo aver parcheggiato la Renault nel vialetto antistante l’abitazione, si sono trattenuti per circa un’ora nella villa di famiglia.
Nessuno dei parenti della donna uccisa ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti.
Ieri è stata una nuova giornata di interrogatori, dopo che erano stati risentiti dagli inquirenti i genitori della vittima e il giorno prima la sorella, il fratello e il cognato, ieri mattina era stata convocata nella caserma di via delle Valli la mamma del compagno Sergio Ruocco: Maria Rosa Sabadini giunta al comando alle 9,30 e ne è uscita – senza fermarsi a rilasciare dichiarazioni ai cronisti – tre ore più tardi. Nel pomeriggio sono stati convocati gli zii paterni di Sharon: parenti che, a differenza degli altri, non erano ancora stati sentiti.
Nessuno di loro è indagato e sono stati tutti sentiti, a partire dal compagno Sergio, ascoltato per la seconda volta settimana scorsa dopo l’interrogatorio della notte dell’omicidio quando la lente degli inquirenti era stata puntata su di lui, con la formula delle ‘persone informate sui fatti’ e dunque senza la necessità di essere accompagnati da un avvocato.
Sharon Verzeni 30 luglio 2024 (Ansa)
Di fatto gli inquirenti – i carabinieri del reparto operativo di Bergamo, affiancati dai colleghi del Ros e del Ris e coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio – stanno sentendo tutte le persone che facevano parte della ‘sfera relazionale’ di Sharon, per capire se possa esserci stata qualche ombra nella vita, all’apparenza tranquilla, della trentatreenne.
I genitori di Sharon Verzeni, la 33enne uccisa in strada a Terno d’Isola, durante i funerali della figlia a Bottanuco nel Bergamasco, 3 agosto 2024 (Ansa)
Sergio Ruocco, al funerale della compagna Sharon Verzeni, 03 agosto 2024 (ansa)
Una lettera anonima
E ieri a Terno d’Isola è comparsa una lettera anonima, scritta a mano con la penna blu, e appesa in via Castegnate, proprio nel punto in cui è stata uccisa Sharon. “Caino è chiunque non parli, chiunque non dica la verità. Nessuno può riportarcela indietro ma qualcuno può dare una spiegazione a tutto ciò – si legge nella lettera -. Non siate complici di questa brutalità: Sharon è figlia di tutti, è una parte della nostra vita. Chi sa non volga le spalle, non si nasconda, ma abbia il coraggio di dare giustizia a una vita”.
La lettera – scritta su un foglio A4 inserito in una busta in plastica e affissa al muretto sopra e attorno ai mazzi di fiori già presenti da tempo – è dunque un appello a chiunque possa aver visto qualcosa di utile alle indagini, perché si faccia avanti con gli inquirenti. Ed emerge anche un sentimento di preoccupazione di chi vive a Terno: “Niente è come prima, nessun respiro, nessun attimo di vita. Il pensiero è fisso su Sharon e sulla parola perché? La vita è ferma a quella notte – prosegue la lettera -. La parola perché è la prima del mattino e l’ultima della giornata. Ogni giorno è così, ogni giorno è angoscia”.