“Volevo solo dire che sono innocente”: sono le uniche parole pronunciate Moussa Sangare, a processo per l’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa il 30 luglio 2024, a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, in aula davanti alla Corte d’Assise di Bergamo. Parole che hanno scatenato reazioni di sconcerto da parte dei familiari di Verzeni e del suo fidanzato, Sergio Ruocco, presenti in aula.

Oggi è iniziato il processo con rito immediato a carico di Moussa Sangare.

Accolta dai giudici la perizia psichiatrica richiesta dagli avvocati di Sangare

I giudici della Corte d’Assise di Bergamo hanno accolto la richiesta di perizia psichiatrica per Moussa Sangare, stabilendo che la perizia medico-legale sarà volta a verificare sia la capacità di intendere e volere al momento dell’omicidio sia la capacità di stare in giudizio. La prossima udienza è fissata per l’15 marzo per la nomina del perito.

I famigliari di Sharon sono rimasti “sorpresi” per la decisione dei giudici, soprattutto sull’ammissione della incapacità processuale e del fatto che quindi ci vorrà la perizia per questo: Confidiamo sempre nella giustizia”, ha aggiunto il padre di Sharon. “Siamo stati un po’ sorpresi dalla decisione della Corte, soprattutto sull’ammissione della incapacità processuale e del fatto che quindi ci vorrà la perizia per questo”.

Richiesta la perizia psichiatrica 

L’avvocato Giacomo Maj, legale del giovane reo confesso dell’omicidio, ha chiesto una perizia psichiatrica sulla capacità di stare in giudizio e sulla capacità di intendere e di volere al momento del fatto del suo assistito

Le richieste, ha spiegato in aula, “derivano direttamente dalla documentazione da cui si evince che ci sono problemi di natura psichiatrica” emersi in seguito alle visite a cui Sangare è stato sottoposto al momento del suo arrivo nel carcere di Bergamo, successivamente in occasione del trasferimento a San Vittore, a Milano, sia infine dalla relazione degli assistenti sociali del Comune di Susio dove il 31enne viveva.

Sangare, “dal suo rientro da un viaggio negli Usa” è “del tutto cambiato”, e ha messo in atto “atteggiamenti non consoni e distaccati da realtà”.

La pubblica accusa si oppone: “Pensare che non sia capace di comprendere una forzatura priva di qualsiasi base logica”

Il pm di Bergamo, Emanuele Marchisio, ha chiesto alla Corte d’Assise di Bergamo che venga respinta la richiesta di perizia psichiatrica per Moussa Sangare. L’imputato, nel corso delle visite a cui è stato sottoposto, “è sempre stato descritto come vigile e orientato”. Anche due giorni fa in occasione la visita dell’udienza per il nulla osta a presenziare in aula. Tutte situazioni in cui – sottolinea Marchisio – non è stato rilevato “nulla di anomalo”. “L’anomalia è sull’atteggiamento di giustificazione rispetto a quello che ha commesso – sottolinea – un atteggiamento distonico, ma che nulla ha a che vedere con una incapacità di pensiero raziocinante”. La pubblica accusa ha inoltre ricordato che Sangare “non si è costituito”, ma “ha modificato la bici, ha tagliato i capelli per  ostacolare la sua individuazione”. “Pensare che non sia capace di comprendere mi sembra una forzatura priva di qualsiasi base logica”, sottolinea.
 

sharon verzeni (Tg3)

Sono presenti il padre, la madre, la sorella e il compagno della vittima, Sergio Ruocco, oggi alla prima udienza del processo, davanti alla Corte d’assise di Bergamo. In aula anche l’imputato, accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Sangare, capelli corti, barba e occhiali, quando è entrato nella gabbia trasparente blindata, si è seduto  senza incrociare lo sguardo dei famigliari di Sharon che sono parsi impassibili, cercando di trattenere il loro dolore. Sangare si è poi seduto accanto al suo avvocato.

L’omicidio, le telecamere, il Dna
Il caso sembra presentare pochi dubbi sulla colpevolezza dell’imputato: c’è la sua confessione, le immagini delle telecamere che lo inquadrano mentre fuggiva nella notte di gran carriera sulla sua bicicletta, ed il Dna della vittima trovato sulla sua bici. 

La tesi dell’accusa
Dopo l’omicidio Sangare avrebbe cercato di cancellare le prove, seppellendo ad esempio il coltello in riva all’Adda a Medolago. E gettato i vestiti insanguinati nel fiume, dentro una busta. Tentativi di occultamento che spingono l’accusa a sostenere che fosse pienamente consapevole delle sue azioni. Anche il Giudice per le indagini preliminari sottolineò che il suo stato mentale “era pienamente integro”.

La terribile morte di Sharon
Sharon “aveva le cuffiette e guardava le stelle in cielo” l’istante prima di morire. “Perché, perché?” sono state le sue ultime parole rivolte ad un assassino che non conosceva. Quel Moussa Sangare che era uscito di casa quella notte con l’ossessione, parole sue, di accoltellare qualcuno. E che, prima di sferrare la prima coltellata, “puntando al cuore”, le ha rivolto la parola: “scusa per quello che ti sto per fare”
 

L’AGGRESSIONE
Poco dopo la mezzanotte, tra il 29 e il 30 luglio dello scorso anno viene aggredita in strada a Terno d’Isola la 33enne barista Sharon Verzeni, colpita con una serie di coltellate, al torace, all’addome e alle spalle. La donna ha con sé il cellulare, che non le viene sottratto, e aveva lasciato a casa il portafogli.

ricerca tombini sharon verzeni

ricerca tombini sharon verzeni (localteam)

LA TELEFONATA E LA MORTE 
Dopo l’aggressione, Sharon tenta di chiedere aiuto, chiamando lei stessa il 112, ma senza riferire chi l’avesse aggredita: “Aiuto, mi hanno accoltellato”, dice all’operatore. Poi viene soccorsa da due persone di passaggio e da una residente, ma muore al pronto soccorso dell’ospedale di Bergamo: troppo profonde le ferite riportate. L’arma del delitto, inizialmente, non viene ritrovata.

Terno d’Isola, drone sorvola il luogo dell’omicidio di Sharon Verzeni (LocalTeam )

LA VERSIONE DEL FIDANZATO
Il compagno, Sergio Ruocco, che lavora come idraulico per una ditta di Seriate, è nella loro casa, distante meno di 700 metri dal punto dove la trentatreenne viene aggredita. Di solito la accompagnava, ma la sera dell’aggressione è stanco e va a dormire. Sono i carabinieri a svegliarlo e a sentirlo a lungo, tentando di far luce sulla vicenda. Ruocco viene sentito altre tre volte dai carabinieri e con loro partecipa a due sopralluoghi nell’abitazione, che nel frattempo è stata posta sotto sequestro. Ma su di lui non emergono elementi che possano farlo ritenere un sospetto.

Omicidio Sharon Verzeni, nuovo sopralluogo nella casa a Terno d’Isola (Local Team)

Il compagno di Sharon Verzeni, la 33enne uccisa in strada a Terno d’Isola, durante i funerali della donna a Bottanuco nel Bergamasco, 3 agosto 2024 (Ansa)

LA SVOLTA, FERMATO L’UOMO CHE POI CONFESSA
Il 30 agosto, un mese dopo l’omicidio, i carabinieri fermano Moussa Sangare, un 31enne italiano di origini africane: è lui il misterioso uomo in bicicletta ripreso dalle telecamere. “Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa”, confessa l’uomo, rintracciato dai carabinieri nel Bergamasco. Alcuni minuti prima dell’omicidio, Moussa aveva puntato il coltello – lo stesso che ha ucciso Sharon – contro due 15ennipoi scappati. Nella sua abitazione vengono trovate altre prove dell’omicidio e lui stesso indica il luogo dove si nascondeva l’arma del delitto.

Sharon Verzeni (Tg1)

Il dolore del compagno Sergio Ruocco ed i sogni spezzati
In aula sarà presente anche il compagno di Sharon, Sergio Ruocco, che, da innocente, ha dovuto sopportare il peso dei sospetti fino alla confessione di Sangare, e che da quel giorno vive con i familiari della donna uccisa. Ogni giorno torna al cimitero per visitare la tomba della fidanzata, dove la famiglia ha voluto incidere una strofa di una canzone di Francesco Guccini: «Voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti, che come allora sorridi».

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