Ospedali italiani sotto la lente Agenas, valutati su specifici indicatori. Più eccellenze al Nord

Dall’ambito cardiocircolatorio alla chirurgia oncologica e agli interventi di parto: gli ospedali italiani sono sotto la lente dell’Agenas, che nel Programma nazionale esiti (Pne) 2025 ne ha valutato le performance sulla base di specifici indicatori per ogni area considerata. 

 Su 1.117 ospedali pubblici e privati, 15 ospedali, valutati su almeno 6 aree cliniche, hanno raggiunto un livello “alto” o “molto alto”. Per la chirurgia oncologica una struttura su tre ha livelli di qualità bassi/molto bassi rispetto agli standard di qualità.

Le aree e le regioni

Le strutture con maggiori punteggi sono presenti soprattutto al Centro-Nord.  

Nell’ambito cardiocircolatorio, ad esempio, le strutture sono state valutate sulla base di 7 indicatori: gli ospedali al top su tutti e 7 gli indicatori sono soprattutto in Lombardia, ma figurano anche due strutture nel Lazio. 

Nell’ambito del sistema nervoso (la valutazione è avvenuta sulla base di 2 indicatori specifici) la maggioranza delle strutture valutate su entrambi i parametri è al centro-nord. 

Per la chirurgia oncologica sono stati considerati 7 indicatori e le strutture valutate le migliori su tutti e 7 sono soprattutto in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, ma figurano anche Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania e Sicilia. 

Per l’ambito gravidanza e parto, invece, si sono considerati 4 indicatori e 53 strutture hanno raggiunto un livello “molto alto”: anche in questo caso, la maggioranza è al nord. 

Rispetto all’ambito osteo-muscolare, infine, l’area è valutata da 6 indicatori e delle 231 strutture che hanno raggiunto un livello “molto alto”,126 sono state valutate per almeno 5 indicatori (la maggioranza è al nord).

Migliora quindi l’assistenza negli ospedali italiani ma rimangono forti diseguaglianze soprattutto tra Nord e Sud del Paese, per esempio rispetto agli interventi chirurgici complessi per tumore del pancreas, in molti casi trattati, nel Meridione e nelle Isole, in strutture con volumi bassi o molto bassi di attività, pur richiedendo elevata esperienza per la complessità dell’intervento. 

Differenze territoriali si registrano anche rispetto alla tempestività di accesso a procedure salvavita e a trattamenti non appropriati a livello clinico nell’area materno-infantile, come gli ancora troppi parti cesarei al Sud.

La valutazione degli ospedali

Il Pne è un osservatorio sull’assistenza ospedaliera in Italia, nel solco delle indicazioni contenute nel Regolamento sugli standard relativi all’assistenza ospedaliera.
Quest’anno sono stati utilizzati 218 indicatori, di cui 189 relativi all’assistenza ospedaliera (67 di esito/processo, 101 di volume e 21 di ospedalizzazione) e 29 relativi all’assistenza territoriale, quest’ultima valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile (14 indicatori), esiti a lungo termine (11) e accessi impropri in Pronto Soccorso (4).

Il Pne è uno strumento di monitoraggio essenziale per comprendere la sanità del presente e programmare quella del futuro e consentire di valorizzare le tante pratiche virtuose esistenti e anche cercare di intervenire sulle criticità ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel suo intervento alla presentazione del rapporto – . Siamo dinanzi a indicatori consolidati ed efficaci capaci di attivare un cambiamento organizzativo per superare le criticità delle aree. In questo senso il Pne è strategico per diversi livelli del sistema: sostenendo e alimentando, a livello nazionale, il Nuovo Sistema di Garanzia per la verifica degli adempimenti dei Lea Livelli essenziali di assistenza e la programmazione a livello regionale per definire gli obiettivi dei direttori generali delle aziende sanitarie, a livello locale, per il governo clinico e lo sviluppo di cruscotti gestionali”. 

L’analisi in diversi ambiti

Più in dettaglio sono stati analizzati separatamente otto ambiti clinici: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare, nefrologia; e valutati gli standard di qualità classificati in: alto/molto alto, medio, basso/molto basso.

Cardiocircolatorio: su 547 strutture valutate il 66,4% ha standard alti/molto alti, il 23,2% medi, il 10,4% valori bassi/molto bassi;
Nervoso: su 266 strutture valutate il 65% raggiunge valori alti/molto alti, il 23,7% medi, l’11,3% bassi/molto bassi;
Respiratorio: su 373 strutture valutate meno di un terzo (35,1%) ha standard alti/molto alti, il 40,2% medi, il 24,7% bassi/molto bassi;
Chirurgia generale: su 703 strutture valutate il 72,1% presenta valori alti/molto alti, il 12,1% medi, il 15,8% bassi/molto bassi;
Chirurgia oncologica: su 582 strutture valutate il 46,2% ha standard alti/molto alti, il 21,5% medi e ben una struttura su tre (32,3%) ha valori bassi/molto bassi;
Gravidanza e parto: su 374 strutture valutate il 38% raggiunge valori alti/molto alti, il 40,6% medi, il 21,4% valori bassi/molto bassi;
Osteomuscolare: su 688 strutture il 70,6% ha standard alti/molto alti, il 18,8% medi, il 10,6% bassi/molto bassi;
Nefrologia: su 204 strutture valutate il 56,4% ottiene valori alti/molto alti, il 29,4% medi, il 14,2% valori bassi/molto bassi.

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