«Oui, je suis la madrina al Festival di Cannes»- Corriere.it

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di Valerio Cappelli

L’attrice figlia di Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve aprir e chiuder la kermesse: Ci sono stata tante volte, dal mio esordio, a giurata con Scorsese. Mio padre era allegro e malinconico, mia madre passa per essere fredda ed l’esatto contrario



Oui, je suis Maitresse des Crmonies, potrebbe dire Chiara Mastroianni facendo il verso al celebre spot di sua madre, Catherine Deneuve. Sar alla cerimonia d’apertura e chiusura, davanti a una platea di donne vestite dai pi grandi stilisti e uomini in smoking col papillon. Il Gotha del cinema. La madrina del Festival di Cannes una donna elegante, gentile, riservata, che calibra le parole con una affabilit castigata e un alone malinconico, come se avesse paura dei suoi sorrisi.

Compir 51 anni il 28 maggio, due giorni dopo l’apertura di una kermesse che per due settimane sospesa in una bolla lontana dal mondo, la pi monumentale, blindata, pomposa, paparazzata, faticosa: anche camminare un’impresa. L’Italia si presenter armata fino ai denti, in gara tre film di habitu, Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Alice Rohrwacher.

Chiara ha gli occhi del padre, Marcello Mastroianni, l’attore che ha incarnato i sogni di Fellini. Sua madre, Catherine Deneuve, apparir nei poster che saranno ovunque, sul Palazzo del cinema e in ogni boutique; la foto la ritrae sulla spiaggia di Pampelonne, vicino a Saint-Tropez, durante le riprese di La Chamade di Alain Cavalier: al cinema l’immagine di donne borghesi lontane dalle convenzioni.

Chiara ha sempre riconosciuto il privilegio di essere figlia di genitori di quella levatura. Si sono separati che aveva due anni. La madre ha detto di lei: Chiara italiana, soffre se non ci sono il sole e la luce; il padre, quando era contrariato, la chiamava la francesina. Parla un italiano con la erre francese.

Ho una paura immensa del palcoscenico ma sono molto felice, la vedo come un’opportunit assoluta per seguire la pi bella selezione di cinema del mondo. Lo faccio con sincerit perch il mio desiderio di diventare attrice nato dal mio amore per i film, dal mio piacere di spettatrice. L’apertura e la chiusura sono due momenti molto diversi, l’attesa del risultato crea tensione. Dunque, a ridosso dei verdetti eviter grandi discorsi. C’ un aspetto formale nel mio ruolo, vorrei un tono caldo e naturale. Il festival una promessa di sensazioni vertiginose, d la possibilit dell’inatteso.

Nel 1993, per il mio esordio, La mia stagione preferita di Andr Techine. Avevo 21 anni. Sono rimasta molto colpita, ma oggi l’agitazione e la meraviglia sono le stesse. Sono tornata tante volte, in gara e in altre sezioni. Con Xavier Beauvois che nel ’96 vinse il premio della giuria per N’oublie pas que tu vas mourir, con Arnaud Desplechin…Nel 2019 ho vinto a Un certain regard il premio come migliore attrice per Chambre 212 di Christophe Honor, che per me riveste un ruolo speciale. Fu una totale sorpresa per me, ricordo che mi assal un sentimento di illegittimit, cosa che accade di frequente agli attori, e il premio non mi guar. Molti anni prima avevo fatto parte della giuria, ero giovane, il presidente della giuria era Martin Scorsese.

Mi inquietava parlare davanti al resto della giuria e soprattutto davanti a lui. Che per mi invitava a dire la mia e a partecipare ai dibattiti in parte eguale, malgrado la mia piccola esperienza. In giuria si scopre una faccia del festival che non si pu immaginare se non la si vive, in quelle riunioni non ci sono lustrini e decori. Ricordo anche il 1996 sul tappeto rosso con mio padre per Tre vite e una sola morte di Raoul Ruiz, era speciale essere con lui e insieme a Cannes. E lo ricordo quando arriv all’ultimo minuto per ritirare il premio per Oci Ciornie di Michalkov, per il quale fu anche candidato all’Oscar.

Passa per essere una donna fredda mentre l’esatto contrario. Credo che i suoi ruoli abbiano influito sulla sua immagine, ed stata catalogata. Lei molto divertente, se c’ un ruolo che le somiglia Nelly in Il mio uomo un selvaggio, il film con Yves Montand, pi che
in Bella di giorno
. E’ percepita come un’attrice distante, sar perch bionda, o per i personaggi che ha interpretati. Ma sono clich. La bellezza a volte crea una barriera. La prima volta che ho lavorato con lei fu per A noi due. Avevo sette anni.

Aveva una doppia anima, era allegro e al tempo stesso malinconico. Era umile, alla mano, mai egocentrico, cosa rara oggi. Al contrario di quanto accade per mia madre, la gente pensa d’averlo conosciuto anche se non l’ha mai incontrato. E’ una percezione vera. Se c’ una cosa che accomunava i miei genitori? Il pudore, anche se questa cosa arrivava in modo diverso, mia madre pi riservata.

28 aprile 2023 (modifica il 28 aprile 2023 | 10:14)

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