Ozon e una commedia anni ‘30 sul trionfo della sorellanza (voto 7)- Corriere.it

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di Paolo Mereghetti

Nella Parigi degli anni ‘30, un’attrice squattrinata accusata dell’omicidio di un famoso produttore

In attesa dell’uscita del suo penultimo film Petra von Kant, remake del capolavoro di Fassbinder, annunciato a met maggio, arriva (nella sale da marted) l’ultima opera di Franois Ozon, Mon Crime (a cui la distribuzione italiana ha aggiunto un pleonastico sottotitolo: La colpevole sono io), nuova dimostrazione della variet e imprevedibilit di questo regista che sembra divertirsi a sorprendere il pubblico cambiando ogni volta genere e argomento, inseguendo realismo o teatralit, dramma o commedia. Per citare solo le sue ultime prove: la pedofilia ecclesiastica in Grazie a Dio, l’omosessualit adolescenziale in Estate ’85, l’aiuto al fine vita in andato tutto bene, i rapporti di potere nascosti dietro le passioni amorose in Petra von Kant e adesso le tentazioni della celebrit (e altro ancora) con questo Mon Crime.

Si fatica a trovare un’ispirazione unica e coerente nei venti e pi lungometraggi girati in carriera dal regista, a partire da Regarder la mer, esordio che risale al 1997. C’ piuttosto la voglia di non ripetersi mai, il gusto molto artigianale del prodotto ben fatto, della cura del particolare che risalta per esempio nell’attenzione per i piccoli ruoli per i quali sa utilizzare volti pi o meno conosciuti dove meno te lo aspetti. Anche se poi qualche linea sotterranea si pu ben trovare, come la riflessione sul ruolo femminile che attraversa i tre film tratti da testi teatrali: lo scacco al patriarcato in 8 donne e un mistero, la rivincita del matriarcato in Potiche – La bella statuina e adesso, proprio in Mon Crime, il trionfo della sorellanza.

Giusto per dire che certi fili rossi non sono poi tanto nascosti e che Ozon li va anche a cercare se decide, per questa ultima regia, di riesumare una commedia del 1934. S, perch lo spunto del film viene dal testo teatrale di Georges Berr e Louis Verneuil Mon Crime!, gi portato due volte sullo schermo: la prima nel 1937 con Carole Lombard (La moglie bugiarda, regia di Wesley Ruggles) e la seconda, venuta decisamente meno bene nel 1946 con Betty Hutton (Bionda fra le sbarre, regia di John Berry). Cosa aveva di tanto interessante questo testo teatrale? L’idea che la protagonista, accusata di un assassinio che lei dichiara di non aver commesso, finisca per accusarsi platealmente di quell’omicidio proprio durante il processo, perch in questo modo si trasforma in una specie di eroina femminista conquistando quella popolarit che aveva invano cercato prima.

Naturalmente Ozon (che firma la sceneggiatura insieme a Philippe Piazzo) fa molti cambiamenti al testo teatrale originale: trasforma la protagonista scrittrice e la fa diventare un’attrice alle prime armi, mentre l’avvocato che la difende in tribunale e la spinge ad autoaccusarsi cambia sesso e da marito diventa l’amica con cui condivide la soffitta. Mantenendo per l’ambientazione anni Trenta (ricostruita con straordinaria abilit e gusto da Jean Rabasse) anche in funzione del piacere di giocare con lo scarto temporale tra i problemi che la pice solleva — il ruolo delle donne, il fascino della popolarit, lo sciovinismo maschile — e la nostra sensibilit contemporanea.

Mescolando volti celebri ad altri che sicuramente lo diventeranno — Madeleine, l’attrice assassina, l’eccellente Nadia Tereszkiewicz; Pauline, la sua amica avvocata, Rebecca Marder; il buffonesco giudice istruttore Fabrice Luchini; l’avida diva del muto un’esplosiva Isabelle Hupper; il futuro genero di Madeleine Andr Dussollier; il viscido costruttore edile Dany Boon — Ozon costruisce un meccanismo narrativo dichiaratamente inattuale e ostentatamente teatrale che per funziona perfettamente. Difficile cercare qualche verosimiglianza o sperare nell’immedesimazione. Il piacere della
caricatura sembra la stella polare di tutti gli interpreti (a cominciare da Olivier Broche, il farfugliante assistente di Luchini), ma proprio la cifra dell’eccesso a fare il piacere del film, a dargli quel tono sorprendentemente inaspettato che sa affrontare con un sorriso (e un po’ di gradita ironia) temi e situazioni che dal 1934 non sembrano molto cambiate.

23 aprile 2023 (modifica il 24 aprile 2023 | 07:21)

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