Il nome di Andrea Sempio, impiegato all’epoca dei fatti poco piu’ che maggiorenne, emerse quando, alla fine del 2016, si venne a sapere che il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso aveva ritenuto fondata l’istanza di revisione del processo presentata dai legali di Alberto Stasi e l’aveva trasmessa alla Corte d’Appello di Brescia che poi la boccio’. La richiesta di rifare tutto daccapo era stata avanzata dai difensori dell’ex studente sulla base di indagini difensive dalle quali sarebbe emerso che sotto le unghie di Chiara ci fosse il dna di Sempio. Prima di allora Sempio era stato sentito come testimone in due occasioni. Una prima volta accadde nei giorni concitati delle indagini subito dopo il crimine, nell’estate del 2007, quando mise a verbale di frequentare la villetta dei Poggi per via della sua amicizia con Marco Poggi ma di non avere rapporti con la sorella Chiara. Una seconda, circa un anno e mezzo dopo. I legali di Stasi, nel loro tentativo di far riaprire le indagini, valorizzarono la possibile contraddizione tra l’ipotizzata presenza di dna di Sempio sotto le unghie della ragazza e il fatto che lui negasse di frequentarla all’epoca. Nella perizia chiesta dai giudici dell’appello ‘bis’ la traccia genetica venne definita troppo ‘rovinata’ per poter essere considerata scientificamente valida mentre secondo i difensori di Stasi c’era la piena coincidenza tra i due dna a confronto e in alcuni dei 9 reperti estrapolati il dna era “pulito” e ben leggibile

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