Subito dopo la recita dell’Angelus, alla finestra del Palazzo apostolico, a fianco di papa Francesco, si sono affacciati un ragazzo e una ragazza coreani, che sono rimasti poi fino al saluto finale.
“Questi due ragazzi coreani – ha detto il Papa ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro – hanno preso oggi la croce della Giornata mondiale della gioventù, che sarà a Seul, e la porteranno in Corea per preparare la giornata. Un applauso ai coreani! E anche un applauso ai giovani portoghesi che hanno consegnato la croce!”. Poi, il Santo Padre ha salutato “le delegazioni del Portogallo e della Corea del Sud che hanno fatto il passaggio del testimone nel cammino verso la Gmg di Seul nel 2027”.
Il Papa ha spiegato successivamente che “oggi si celebra nelle Chiese particolari la 39esima Giornata mondiale della gioventù sul tema Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”. Papa Francesco ha messo in guardia che “anche i giovani si stancano alle volte, se non sperano nel Signore.
La conferma sulle prossime canonizzazioni, Acutis il 27 aprile e Frassati il 3 agosto
“Come ho già annunciato, il 27 aprile prossimo, nel contesto del Giubileo degli adolescenti, proclamerò santo il beato Carlo Acutis” ha poi detto il Papa. “Inoltre, informato dal Dicastero delle Cause dei Santi che sta per concludersi l’iter di studio della causa di Pier Giorgio Frassati – ha proseguito il Santo Padre -, ho in animo di canonizzarlo il 3 agosto prossimo, durante il Giubileo dei giovani, dopo aver ottenuto il parere dei cardinali. Un applauso ai prossimi nuovi santi!” ha aggiunto il Pontefice.
Ma papa Bergoglio ha ricordato anche che “ieri a Barcellona sono stati beatificati il sacerdote Gaetano Clausellas Ballvé e il fedele laico Antonio Tort Reixachs, uccisi in odio alla fede nel 1936 in Spagna. Rendiamo grazie a Dio per il grande dono di questi testimoni esemplari di Cristo e del Vangelo” ha aggiunto il Pontefice, chiedendo “un applauso ai nuovi beati!”.
Il pensiero per il Myanmar
“Domani il Myanmar celebra la Festa nazionale, in ricordo della prima protesta studentesca che avviò il Paese verso l’indipendenza e nella prospettiva di una stagione pacifica e democratica, che ancora oggi fatica a realizzare” ha ricordato papa Francesco. “Esprimo la mia vicinanza all’intera popolazione del Myanmar – ha proseguito -, in particolare a quanti soffrono per i combattimenti in corso, soprattutto i più vulnerabili: bambini, anziani, malati, rifugiati, tra i quali i Rohingya. A tutte le parti coinvolte – ha aggiunto il Pontefice -rivolgo un accorato appello affinché tacciano le armi, si apra un dialogo sincero, inclusivo, in grado di assicurare una pace duratura”.