La premier Giorgia Meloni è appena arrivata a Palazzo Borromeo, Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, dove a breve inizieranno le celebrazioni per il 96esimo anniversario dei Patti Lateranensi. La presidente è stata accolta dall’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto.

È la terza volta che il governo Meloni, da una parte (alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella), e la delegazione del Vaticano – guidata dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin – e della Cei, dall’altra, si incontrano all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per fare il punto sui temi di interesse reciproco e concordatario.

Tajani e Crosetto al meeting, punto su guerre e quadro internazionale

L’annuale summit bilaterale delle più alte cariche istituzionali della Repubblica italiana e della Santa Sede celebra, oltre al 96esimo anniversario dei Patti Lateranensi, il 41esimo dell’Accordo di modifica del Concordato. Il vertice arriva mentre il quadro internazionale è ancora gravato dagli scenari di guerra, sulla cui evoluzione è tuttora prematuro tirare analisi e bilanci, mentre ci si confronta anche con il nuovo ruolo esercitato dall’amministrazione Usa guidata da Donald Trump.

Tali argomenti non mancheranno di figurare nei colloqui all’Ambasciata di Viale delle Belle Arti, specie per la presenza dei ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto (quest’ultimo domenica, col collega Giancarlo Giorgetti, era anche in Piazza San Pietro alla messa del Papa per il Giubileo delle Forze armate, di Polizia e di Sicurezza). Su questo fronte, peraltro, il Vaticano non si stanca di richiamare a una linea definita a un livello il più possibile comune negli ambiti multilaterali, sia con riferimento all’Onu che all’Unione Europea.

Aggiornamento sul Giubileo: come sta andando l’Anno Santo

Passando a temi che riguardano in modo più diretto l’Italia, al centro non può esserci che la gestione del Giubileo, con l’arrivo di pellegrini da tutto il mondo, dopo la stagione preparatoria dei cantieri (ce ne sono di ancora aperti) e di una collaborazione Italia-Vaticano su cui le autorità d’Oltretevere hanno già più volte ringraziato quelle nazionali. E a chi lamenta che l’Anno Santo “non sta andando bene”, ha già risposto l’organizzatore per conto del Papa, mons. Rino Fisichella, spiegando che finora sono un milione e 300mila le persone che hanno attraversato la Porta Santa di San Pietro. “Non è un numero esiguo – ha commentato presentando proprio il Giubileo delle Forze Armate -, essendo gennaio e febbraio un periodo in cui Roma è alquanto tranquilla”. Fisichella ha comunque voluto precisare: “I numeri, per chi organizza il Giubileo, non sono il criterio di validità sulla sua riuscita: non sono i numeri che fanno dire ‘Il Giubileo è riuscito’. Perché se dovessimo contare i numeri, gli albergatori ci dicono che il Giubileo va male, se sentiamo i ristoratori ci dicono che va benissimo”.

La questione migranti, vero punto di “interlocuzione dialettica”

Per quanto riguarda altre questioni, non essendoci ora motivi d’attrito su temi come l’istruzione cattolica o l’Imu, e a parte ambiti sociali come il lavoro, la disoccupazione, le nuove povertà, un nodo di confronto può essere senz’altro la questione migranti, che sta particolarmente a cuore sia al Papa che alla Cei. Quindi, spazio anche ad aspetti come il ‘protocollo Albania’ e ai rapporti con la Libia, dopo il più che controverso rilascio del generale libico Almasri. D’altronde ciò che pensa il Papa è scritto nero su bianco nella lettera appena inviata ai vescovi Usa, in cui critica duramente la politica migratoria di Trump: “Deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie”.

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