La campagna “Se guardi sei complice”, ideata dalle studentesse dell’Istituto Europeo di Design (IED) di Roma, rappresenta un’incisiva azione di sensibilizzazione contro la piaga del revenge porn. Attraverso una strategia di guerrilla marketing, il progetto mira a scuotere le coscienze e responsabilizzare non solo chi diffonde materiale intimo altrui senza consenso, ma anche chi lo visualizza, sottolineando come la fruizione alimenti e perpetui questa forma di violenza.
L’iniziativa si è concretizzata con la diffusione di volantini dal contenuto provocatorio in luoghi strategici della capitale, come zone universitarie e locali frequentati dai giovani. Frasi adescanti come “Guardate Francesca quanto è stata brava l’altra notte!” o “Ora tutti vedranno i tuoi video!” catturano l’attenzione dei passanti, spesso accompagnate da un QR code. L’aspettativa indotta è quella di accedere a contenuti privati non consensuali, ma la realtà è ben diversa. Scannerizzando il codice, gli utenti si trovano di fronte a un video o un’immagine che li accusa direttamente: “Volevi vederla nuda senza il suo consenso? Condividere materiale pornografico senza il permesso dell’altro è un reato. E chi guarda non è uno spettatore innocente. Se guardi, sei complice”.
Questo approccio spiazzante mira a interrompere l’indifferenza e a generare un senso di disagio in chi, per curiosità o voyeurismo, potrebbe essere tentato di visualizzare o condividere tali contenuti. L’obiettivo è trasformare la semplice curiosità in consapevolezza delle gravi implicazioni legali ed etiche del revenge porn.