Ieri, 16 settembre, la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo alla separazione delle carriere dei magistrati, approvato a maggioranza per 88 voti di differenza dopo una lunga seduta. 

Seduta che alla ripresa alle 15 ha visto una sorta di ostruzionismo nella stessa maggioranza per attendere deputati che erano in ritardo: nel centrodestra sì sono iscritti in 13 per la sola discussione generale con l’ordine di scuderia di andare avanti per tutta la giornata: 4 deputati di Fratelli d’Italia (Sarà Kelany, Alessandro Urzì, Alice Bonguerrieri, Andrea Pellicini), 3 di Forza Italia (Andrea Gentile, Paolo Emilio Russo, Davide Bellomo), 5 della Lega (Edoardo Ziello, Igor Iezzi, Gianangelo Bof, Ingrid Bisa, Nicola Ottaviani) e uno di Noi Moderati, Francesco Saverio Romano.

L’accusa delle opposizioni alla maggioranza (ma nel mirino anche il Presidente della Camera) è di aver forzato i regolamenti allo scopo di poter partecipare al comizio dei leader del centrodestra nelle Marche. 

Nella notte a garantire la continuità del dibattito sono stati soltanto i deputati del Partito Democratico, che sono intervenuti in blocco, mentre questa mattina, dopo la pausa tecnica delle 7.30, i lavori si sono fermati per l’assenza del governo in Aula: “una dimostrazione – sottolinea il Pd – della scarsa attenzione con cui la maggioranza tratta una riforma costituzionale che la sua stessa propaganda definisce ‘epocale'”. Alla ripresa ha parlato la leader del PD, in un intervento duro in cui ha annunciato la lotta referendaria.

“Noi ci siamo battuti in tutte le sedi parlamentari e nelle piazze e continueremo a farlo”. Così la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein parlando in Aula. “Ci impegneremo affinché al referendum prevalgano i no: i no alla vostra arroganza, i no a una giustizia dei potenti, i no alla compressione delle garanzie democratiche dei cittadini. Con questo noi diciamo sì invece a una giustizia più giusta al servizio dei cittadini che fa rispettare le leggi uguali per tutti e che e’ indipendente dal governo di turno. Ne va della qualità della nostra democrazia che noi difenderemo”, ha aggiunto.

“Assistiamo all’ennesima prova di una destra che, non sapendo dare risposta ai problemi dei cittadini, offre capri espiatori. Oggi è il turno dei giudici, un vecchio vizio dai tempi di Berlusconi”, ha affondato la segretaria. “Quella di questo governo è però una strategia chirurgica che serve a coprire i suoi insuccessi”, ha aggiunto. “Siete in pessima compagnia: con Trump, Netanyahu e Orban c’è solo il desiderio di assestare un colpo all’indipendenza della magistratura”. Per Schlein, la “riforma è un indecente baratto dentro la maggioranza». Un «baratto indecente tra riforma della giustizia, Autonomia e premierato, che è l’unico collante che tiene insieme questo governo”.

Andando nel merito della riforma Schlein dice: “il sorteggio per eleggere i componenti del Csm è uno scempio voi volete mettere le mani sui Pm per assoggettarli al controllo politico, volete far decidere alla vostra agenda politica quali reati perseguire e quali no, una giustizia truce con gli spacciatori ma tenera con i colletti bianchi”. Sul metodo, per la segretaria del Pd la maggioranza è andata avanti “su questa riforma a suon di forzature, umiliando il Parlamento e i vostri stessi parlamentari. Quando si è mai vista una riforma costituzionale che in quattro passaggi d’Aula non subisce nemmeno una minima modifica? Chi ha scritto la Costituzione ha previsto” questo iter “per ascoltare, riflettere, per favorire il dialogo tra maggioranza e opposizione, mentre ci troviamo oggi a discutere da soli”. E ancora: “Avete blindato” questa riforma “per la vostra debolezza e per le divisioni” interne, per “un baratto” con le altre due riforme, premierato e autonomia differenziata. 

Cosa prevede la riforma in sintesi

La riforma prevede tre punti chiave: la separazione netta tra giudici e pubblici ministeri con scelta obbligata all’inizio della carriera, l’istituzione di due Consigli Superiori della Magistratura distinti per ciascuna funzione, e la creazione di un’Alta Corte disciplinare esterna ai Consigli per gestire le questioni disciplinari. Questo voto definitivo segue il passaggio al Senato e rappresenta un passo decisivo verso una riforma costituzionale che potrebbe poi andare al referendum come ha annunciato stamane Schlein.

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