Violenza sessuale aggragata, sequestro di persona e lesioni personali pluriaggravate. Sono le accuse che hanno portato al fermo, da parte della Squadra mobile di Perugia, di un 45enne cittadino afgano domiciliato a Perugia.
E’ ritenuto responsabile dello stupro ai danni di una ventunenne studentessa di origine asiatica avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 luglio scorso.
L’uomo aveva avvicinato la giovane con un pretesto e, dopo una conversazione in inglese, le aveva paventato la prospettiva futura di un lavoro come cameriera. Le aveva raccontato infatti di essere in procinto di aprire un ristorante, proprio in pieno centro. La ragazza aveva accettato l’invito a visitare il cantiere, anche perché dalle indicazioni, aveva capito che era lungo la strada che avrebbe dovuto percorrere per andare verso la sua abitazione. Si era ritrovata vosì, isolata dalla folla, in un locale in disuso, ma con tanto di tavoli e sedie.
Al momento di andarsene, però, la ventunenne aveva trovato la porta sbarrata. E l’afgano – fino a quel momento gentile e affabile – aveva mostrato il suo vero volto.
L’avrebbe palpeggiata, sbattuta a terra, picchiata e costretta a subire atti sessuali per ore e ore. La ragazza, nel corso della nottata, per documentare la violenza, è riuscita a tratti ad attivare la telecamera del telefonino. E solo al mattino, approfittando del sonno del suo aggressore, è riuscita a scappare.
Quindi, sotto choc, e solo dopo qualche giorno si è rivolta all’ospedale e alla polizia. Gli agenti sono risaliti al responsabile, incastrato dalle testimonianze, dai video e soprattutto dalla conferma “scientifica” arrivata grazie al Dna: il profilo genetico del fermato corrisponde a quello rilevato sulla vittima dello stupro.