«Sfido gli uomini diventando produttrice e insegno a mia figlia a non arrendersi per un errore»- Corriere.it

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di Chiara Maffioletti

La diva in «Operazione speciale: Lioness», su Paramount+ dal 23 luglio, è a capo di un programma militare che esiste realmente: «A mia figlia voglio insegnare a non arrendersi e a lottare per fare quello in cui crede»

DALLA NOSTRA INVIATA
LONDRA
— Mentre cammina nei corridoi del lussuoso hotel che la ospita, si crea attorno a lei un varco, le persone si scostano, la osservano passare, come se fosse seguita da un fascio di luce che la illumina anche quando non è sul palcoscenico o davanti a una telecamera. Succede, quando sei una diva. E
Nicole Kidman
lo è: dall’Australia, dove è cresciuta, al resto del mondo, dove è riuscita a farsi conoscere, raggiungendo la vetta del suo lavoro e scegliendo di non fermarsi lì. Il 23 luglio sarà disponibile su Paramount + Operazione speciale: Lioness, che non solo la vede nel cast, ma anche nel ruolo, di cui si dice ancora più fiera, di produttrice esecutiva. La serie, con protagonista Zoe Saldana, è una storia di donne, marines altamente specializzate. Kidman è a capo della divisione — realmente esistente — che si infiltra dentro cellule terroristiche per eliminarle.

Le sue sono donne che fanno un mestiere considerato generalmente da uomo.
«Il cinema e la tv hanno una precisa responsabilità quando scelgono che tipo di storie raccontare», spiega l’attrice, stretta in un elegante abito nero, mentre mangia con grazia una discreta quantità di lamponi. Gli occhi, azzurrissimi, sono quelli visti in cento film, e ora accompagnano il ragionamento con uno sguardo serio, pronto però ad accendersi in una risata.

Raccontare le donne così era quindi un dovere?
«Sì. Anche perché abbiamo aspettato per così tanto tempo di essere rappresentate nel modo giusto, che ci fosse un equilibrio insomma, che è poi quello della vita reale. Specie oggi. Un mondo in cui le donne sono parte delle decisioni: quelle quotidiane ma anche a livello di società».

Anche una serie tv può fare la differenza?
«Sì, specie se non viene concepita come un sermone, una predica. Ma semplicemente come il desiderio di mostrare qualcosa che esiste e che quindi merita di essere raccontato. Eppure non l’avevo mai visto mostrato prima, cosa che mi ha conquistata».

Cosa l’ha colpita?
«Venire a conoscenza di queste donne che conducono una vita così coraggiosa e intensa, che si trovano a compiere imprese inimmaginabili, che spesso le portano a sentirsi in conflitto anche con la loro vita personale. Era importante dire che è normale chiedersi se si abbia compiuto o meno la scelta giusta, quando le responsabilità ti fanno sentire divisa. Ma era anche giusto far vedere che alla fine bisogna sempre trovare la forza per non arrendersi e andare avanti».

È successo anche a lei?
«Moltissime volte; a chi non è successo? Mi sono chiesta spesso: se tornassi indietro rifarei questa cosa? Credo che sia una riflessione che sia comune per le donne, per quel senso del dovere che, comunque, sentono ancora oggi di avere, rispetto alla famiglia, agli affetti, a molte cose. Le nostre hanno un senso del dovere rispetto al Paese a cui appartengono, che vogliono servire nel modo migliore. Penso sia davvero nobile».

Cosa le sembra nobile?
«Trovo nobile quando qualcuno compie dei sacrifici senza definirli tali perché fa qualcosa in cui crede».

Lei come attrice ha raggiunto gli obiettivi più alti, arrivando al livello dei suoi colleghi maschi, ancora oggi trattati meglio da Hollywood. La sua carriera è un messaggio alle donne: si può fare.
«Sì, io me lo auguro davvero. So bene che non è per tutte così e so anche, perfettamente, che non è semplice. Ma è un messaggio che voglio dare e che spero possa arrivare anche attraverso questa serie. In fondo, è quello che ripeto sempre anche a mia figlia».

Cosa
?

«Di non arrendersi. E continuare a perseguire i propri obiettivi, ostinatamente. Tanto, male che vada, cosa può succedere? Al limite ne raggiungerai altri, niente più. Ma ne vale comunque la pena. Quello che non serve a niente è torturarsi per i propri errori. Piuttosto, la conquista è imparare a godersi le cose belle nel momento in cui ci sono».

Ora lei cosa si sta godendo?
«L’essermi voluta sedere a un tavolo che era quasi esclusivamente maschile come quello della produzione. Questo è un nuovo lavoro che voglio imparare proprio per far sentire sempre più la voce delle donne. E farlo quando si parla di action è qualcosa di completamente differente e per questo necessario. Averlo fatto, è un traguardo che sento di aver raggiunto».

18 luglio 2023 (modifica il 18 luglio 2023 | 07:11)

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