L’aumento dei livelli di smog, anche a concentrazioni che rientrano nelle soglie indicate dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, corrisponde a un aumento del numero di pazienti che si rivolgono al pronto soccorso negli ospedali. A segnalarlo è uno studio italiano, presentato al Congresso europeo di medicina dell’emergenza. Il lavoro, illustrato da Andrea Rossetto, specializzando in medicina d’emergenza-urgenza all’università di Firenze, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi e studente Phd alla Queen Mary University di Londra, nel Regno Unito, ha evidenziato in particolare collegamenti tra l’inquinamento atmosferico e i casi di traumi, difficoltà respiratorie e patologie cutanee.

“Sappiamo che l’inquinamento atmosferico – ha spiegato Rossetto – è dannoso per la salute, soprattutto in termini di malattie respiratorie e polmonari, e questo probabilmente avrà un impatto sui nostri servizi sanitari. Tuttavia, ci sono evidenze limitate sull’impatto delle fluttuazioni dell’inquinamento atmosferico sul carico di lavoro complessivo nei pronto soccorso”. In collaborazione con Alessio Gnerucci del Dipartimento di fisica e astronomia dell’università di Firenze, Rossetto ha raccolto dati sui pazienti ricoverati al pronto soccorso del Careggi tra il 2019 e il 2022, per un totale di 307.279 visite eseguite. Gli autori li hanno confrontati con i dati sui livelli giornalieri di Pm2,5 e Pm10 in prossimità degli indirizzi di casa dei pazienti per un massimo di 30 giorni prima del ricovero in ospedale. Risultato: i pazienti giornalieri al pronto soccorso aumentavano del 10-15% nei pochi giorni successivi all’aumento dei livelli di Pm2,5 e Pm10.
 

In particolare, erano i casi di traumi, difficoltà respiratorie e problematiche della pelle ad aumentare in questi giorni successivi all’aumento dello smog. I casi di traumi legati all’inquinamento atmosferico si sono verificati generalmente nei pazienti più giovani, mentre nei pazienti più anziani (over 65) le difficoltà respiratorie legate all’inquinamento erano più comuni. “Siamo stati in grado di stimare l’inquinamento dell’aria nei luoghi in cui vivono i pazienti, e ciò ha rivelato una forte correlazione tra livelli più elevati di particolato e visite al pronto soccorso”, ha evidenziato Rossetto.
“Nel nostro ospedale la maggior parte dei pazienti traumatizzati è stata coinvolta in incidenti stradali – ha chiarito – Il traffico è anche un fattore primario dell’aumento dell’inquinamento atmosferico nelle aree urbane. È probabile che il traffico intenso sia direttamente responsabile dell’aumento dei casi di trauma e indirettamente di un numero maggiore di pazienti che presentano difficoltà respiratorie legate all’inquinamento atmosferico”. 

 

“Ciò significa – ha continuato Rossetto – che vediamo un numero maggiore di pazienti con difficoltà respiratorie in un momento in cui il pronto soccorso è già sotto stress a causa di un aumento dei casi di trauma, con esiti potenzialmente peggiori per tali pazienti”. I ricercatori affermano che sono necessarie ulteriori ricerche per verificare se una relazione simile tra inquinamento atmosferico e ricoveri al pronto soccorso esista anche in altri ospedali; ad esempio, questo studio non include i bambini, che possono essere più sensibili agli effetti dell’inquinamento atmosferico.

Gli autori sperano ora di condurre studi simili che esaminino l’impatto dei livelli di altri inquinanti nell’aria e delle condizioni meteo sulle visite al pronto soccorso, non solo in termini di carico di lavoro complessivo ma anche in relazione a specifiche patologie.
“Questo studio – ha commentato Barbra Backus, presidente del comitato di selezione degli abstract Eusem (European Society for Emergency Medicine) e medico di pronto soccorso a Rotterdam, nei Paesi Bassi, non coinvolta nella ricerca – si aggiunge alle prove esistenti che mostrano come l’inquinamento atmosferico, anche a concentrazioni entro le linee guida Oms, sia dannoso per la nostra salute e per i nostri servizi sanitari. Comprendere questo collegamento potrebbe consentire agli ospedali di prepararsi a picchi nel numero di pazienti e di adottare misure per ridurre il sovraffollamento in pronto soccorso. Si spera che ulteriori ricerche forniscano ancora più informazioni su questo argomento. In ogni caso, se vogliamo proteggere la nostra salute e ridurre il carico sugli ospedali, dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre al minimo le emissioni e l’esposizione all’inquinamento atmosferico”.

 

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