Sono 466 le persone morte nel 2024 in ambienti impervi del territorio nazionale, un numero “in lieve flessione” rispetto agli anni precedenti, “pur restando il dato altamente significativo”. È quanto emerge dagli ultimi dati delle attività del Soccorso Alpino e Speleologico resi noti dal Cnsas.
Il calo è del -5,1% rispetto al 2023 quando i decessi sono stati 491, mentre nel 2022 sono stati 504, ma rimane comunque ancora troppo alto.
L’attività che in Italia si conferma la principale causa di incidenti è l’escursionismo, con il 44,3% degli interventi. Sempre in relazione allo scorso anno si contano, inoltre, 1431 feriti gravi, 5288 feriti lievi, 299 feriti con compromissione delle funzioni vitali, 4.187 illesi, 118 dispersi.
Tra le principali cause degli interventi, al 43,2%, le cadute, seguite al 26,5% le incapacità dei singoli nel portare avanti l’attività intrapresa. Gli interventi per escursionisti travolti dalle valanghe sono stati lo 0,7%, ovvero 84. Tra le cause, al 4,1%, il maltempo.
Secondo il report, l’identikit della persona soccorsa rimane stabile: si tratta di “un uomo italiano tra i 50 e i 60 anni, leggermente ferito dopo una caduta durante un’escursione nel mese di agosto, che si conferma il periodo con il maggior numero di interventi (18%)”.
Per quanto riguarda, la nazionalità, l’80,4% sono italiani, seguono cittadini di Germania (6,8%), Francia (1,6%) e Austria (1%). E quasi la metà degli interventi si concentra nei mesi estivi: luglio (14,4%), agosto(18%) e settembre (8,6%).
Il territorio più coinvolto per quanto riguarda gli interventi è il Piemonte, 15,9%. A seguire: Soccorso Alpino Valdostano / Valle d’Aosta: 14,3%, Trentino: 11,7%, Alto Adige: 10,9%, Lombardia: 10,4%, Veneto: 9,2%