L’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani, rappresentante dell’area più a sinistra dei democratici, innesca una scossa politica e culturale che non interessa solo gli Stati Uniti d’America. La contrapposizione tra lui e Donald Trump diventa elemento di discussione anche oltreoceano.

Negli Stati Uniti, la reazione più dura arriva proprio dal presidente, che minaccia anche di tagliare i fondi federali alla città. 
Trump proclama a Miami che “la gente lascerà New York per fuggire dal regime comunista”, salvo poi chiedere a Mamdani di collaborare con la Casa Bianca se non vuole rischiare un’interruzione dei trasferimenti federali. “Ma forse non lo farò – aggiunge – perchè voglio bene a New York”.

Donald Trump (AFP)

Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, celebra invece la vittoria di Mamdani come un trionfo della “speranza sulla paura”. 
Khan, primo sindaco musulmano di una capitale occidentale, ha salutato Mamdani come un alleato nella lotta contro il populismo, incoraggiandolo a non temere di “tener testa a un leader nazionale, specialmente se quel leader nazionale è un bullo” – riferimento non troppo velato a Trump.

All’interno del Partito Democratico americano, la vittoria evidenzia invece le profonde spaccature interne. 
Mentre figure progressiste come Bernie Sanders esultano per il successo di un candidato di base, definendolo la prova che il progressismo radicale può vincere, i democratici moderati accolgono il risultato con cautela. La piattaforma di Mamdani, basata su proposte radicali come tasse sui ricchi e alloggi calmierati, riaccende il dibattito sull’anima e la direzione futura di un partito che ormai da un anno deve ancora elaborare la sconfitta alle presidenziali. E le politiche del neo-sindaco si dovranno confrontare con quelle più moderate della governatrice dello Stato di New York.

Zohran Mamdani con Bernie Sanders, 26_10_25

Zohran Mamdani con Bernie Sanders, 26_10_25 (AFP)

In Italia. Le opposizioni esultano, la maggioranza tiene un profilo basso

Le reazioni italiane seguono le linee di faglia ideologiche tra la maggioranza di governo e le opposizioni. Da parte delle opposizioni il risultato è accolto con un’ondata di entusiasmo.

Per la segretaria del PD Elly Schlein Mamdani vince con “parole e programmi chiari su stipendi dignitosi, sanità davvero universale, sul diritto alla casa, sui trasporti e i nidi gratis per chi non ce la fa”. Temi che Schlein ha messo tra le priorità del Pd. “Ha vinto”, sottolinea, “con una campagna collettiva di centomila volontari contro i milionari che finanziavano i suoi avversari e una pesante campagna denigratoria guidata dallo stesso Trump”. 

Il Movimento 5 Stelle, tramite Stefano Patuanelli, ha espresso ampia condivisione per la politica di Mamdani, suggerendo che l’approccio sul “tema degli ultimi” e su una fiscalità progressiva sia un esempio da seguire anche in Italia. L’elezione è stata letta come un incoraggiamento a livello nazionale per una politica più radicale e sociale.

La segretaria del Pd Elly Schlein alla festa dell’Unità a Reggio Emilia (Rai)

Nel governo e nella maggioranza di centrodestra, la vittoria è accolta con scetticismo e aperta critica.

Roberto Vannacci della Lega parla di “resa culturale” dell’Occidente e critica il fatto che il primo sindaco musulmano di New York sia anche un socialista. La linea della Lega, espressa anche da altri parlamentari come Massimiliano Romeo, è stata quella di minimizzare la rilevanza di un voto visto come l’esito di un estremismo ideologico che non avrebbe presa sul resto del Paese. 

Ma c’è anche chi, come Claudio Borghi, definisce il nuovo sindaco come un rappresentante della sinistra “radical chic” capace di attirare solo i consensi dei privilegiati.

Il post facebook di Claudio Borghi della Lega (@web)

06/11/2025

Esponenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia, pur mantenendo toni più cauti rispetto alla Lega, hanno espresso preoccupazione per l’impronta “socialista” della piattaforma di Mamdani. 

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