“La speranza di vita in buona  salute rappresenta una sintesi efficace delle sfide poste da una  società che invecchia: non basta vivere più a lungo, occorre garantire che gli anni guadagnati siano vissuti in autonomia e con una migliore  qualità della vita. Nel 2024 si è raggiunto un nuovo massimo storico  dell’aspettativa di vita (gli uomini possono contare di vivere in  media 81,4 anni e le donne 85,5)”, ma “a fronte di questi recuperi di  longevità, conseguiti nel periodo post-pandemico, l’indicatore che  stima gli anni attesi di vita in buone condizioni di salute continua a ridursi”. Lo evidenzia l’Istat nel Rapporto annuale 2025-La situazione del Paese, pubblicato oggi.        

“Per gli uomini – si legge nel report – la speranza di vita in buona  salute osservata nel 2024 (59,8 anni) segna il riallineamento a quella del 2019. Per le donne, invece, la stima di 56,6 anni segna il punto  di minimo dell’ultimo decennio: in un solo anno si stima, pertanto,  che le donne abbiano perso 1,3 anni di vita in buona salute, ampliando il noto divario a loro svantaggio (-3,2 anni)”.        

Secondo l’Istat, “il primato di longevità del nostro Paese si deve  anche ai livelli contenuti di mortalità evitabile, ovvero i decessi  sotto i 75 anni che potrebbero essere ridotti o prevenuti attraverso  interventi efficaci di sanità pubblica, controllo dei fattori di  rischio e adeguata assistenza sanitaria”. La mortalità evitabile “è la sintesi di due componenti: la mortalità prevenibile, legata  principalmente alla prevenzione primaria e alla promozione di stili di vita salutari, e la mortalità trattabile, associata alla capacità del  sistema sanitario di diagnosticare e curare tempestivamente”.

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