“Nessuna dichiarazione sino a lunedì”. Questa l’indicazione del legale della famiglia Eriksson data, tra gli altri, anche al parroco che nella chiesa di Torsby ha aperto subito dopo la scomparsa dell’allenatore svedese il libro delle condoglianze. Qui, sulle sponde del lago Fryken, tra i paesi di Sunne e Torsby, era nato e cresciuto Sven Goran Eriksson, qui aveva mosso i suoi primi passi sul campo e seguito le sue prime partite da una panchina e qui, nelle acque del lago, aveva chiesto fossero disperse le sue ceneri.
La sensazione è che ci sarà, come trapelato, una cerimonia assolutamente privata nei prossimi giorni, verosimilmente prima di lunedì, e poi un secondo momento per una cerimonia di ricordo con una partecipazione aperta a tutti quelli che vorranno salutare l’allenatore che ha fatto la storia del calcio svedese ma non solo.
Dagli inizi col Torsby, passando per la panchina del Goteborg, Eriksson ha infatti lasciato il segno in tutto il calcio europeo. Dal Portogallo, dove aveva guidato il Benifica, all’Italia dove allenò Roma, Sampdoria, Fiorentina e Lazio con cui conquistò, tra i tanti trofei, il secondo e sinora ultimo scudetto della storia biancoceleste. E poi in Inghilterra, dove fu il primo ct straniero a guidare la nazionale dei 3 leoni, prima di tentare altre avventure meno fortunate alla guida di nazionali meno blasonate.