L’incendio è partito dall’alternatore? Cosa è successo nei momenti immediatamente precedenti all’esplosione? Si è fatto tutto quello che era umanamente possibile per non mettere a rischio la vita dei sette tecnici che sono morti martedì, nel disastro alla centrale idroelettrica sul lago di Suviana, una delle più gravi stragi sul lavoro recenti. 

Sono alcune delle domande alle quali proverà a rispondere la procura di Bologna.   Entrerà infatti nel vivo l’inchiesta sul disastro nella centrale di Enel Green power sull’Appennino bolognese, ma non ci si dovranno attendere accelerazioni o colpi di scena, perché sarà un’inchiesta lunga e faticosa, che dovrà cercare di ricostruire quello che è successo martedì scorso, poco prima delle 15, fra il piano -8 e il piano -9 della centrale.  Ci vorranno ancora un po’ di giorni prima che la centrale torni perfettamente accessibile: deve essere infatti svuotata dall’acqua – le idrovore sono al lavoro per svuotare l’ottavo e il nono piano sotto il livello dell’impianto – e devono terminare i controlli che escludano in maniera assoluta danni strutturali provocati dall’esplosione. Solo allora si potranno fare i primi indispensabili sopralluoghi. In attesa delle perizie, che analizzeranno anche il sistema Scada, la cosiddetta scatola nera della centrale che è in mano agli inquirenti, l’indagine ripartirà dalle testimonianze dei tecnici, per lo più dipendenti di Enel Greenpower e in alcuni casi profondi conoscitori di ogni segreto della centrale di Bargi, che saranno sentiti dai carabinieri per provare a ricostruire i minuti precedenti all’incidente, e individuare anomalie o segnali che possano fornire piste per le ricostruzioni dell’incidente.   

Un‘inchiesta molto complessa, insomma, nella quale potrebbero arrivare anche delle iscrizioni tecniche nel registro degli indagati, se la procura lo ritenesse necessario per svolgere alcuni passaggi procedurali nella ricostruzione dei fatti.   Nei prossimi giorni, intanto, si svolgeranno i funerali delle sette vittime: non sono state disposte le autopsie e, dopo gli esami sulle salme, stanno arrivando i nulla osta per la sepoltura. Il primo dei funerali si svolgerà martedì a Sinagra (Messina). Sarà quello della vittima più giovane, Vincenzo Franchina, 36 anni, il cui corpo è stato recuperato nel giorno stesso dell’incidente insieme a quello dei colleghi Mario Pisani e Pavel Tanase.   

Resta poi da approfondire la questione del ripristino della funzionalità della centrale, che svolge un ruolo importante per il fabbisogno energetico del paese. Se ne parlerà in un incontro in prefettura a Bologna. Si attendono, inoltre, gli esiti delle ultime analisi fatte dall’Arpa sull’inquinamento delle acque del lago. Dai primi riscontri non sembrano esserci problemi in questo senso, ma serviranno approfondimenti, anche perché il bacino di Suviana contribuisce ad alimentare la rete potabile di Bologna e provincia.

La dinamica dell’incidente e le conseguenze

L’inondazione dell’impianto è stata causata sia dall’esplosione e dal danneggiamento degli apparati di raffreddamento della centrale, sia dalla copiosa quantità di acqua dentro la condotta forzata proveniente dall’attiguo lago Brasimone, altro bacino idroelettrico gestito da Enel. Tale tubatura porta l’acqua per attivare le turbine dei gruppi di produzione nella centrale dove c’è stato l’incidente. Proprio questi macchinari il 9 aprile erano sotto collaudo. Un primo gruppo era già stato approvato dai tecnici ed era correttamente in esercizio. Un secondo gruppo di produzione invece veniva provato dai tecnici, fra cui le sette vittime.

Ora l’acqua deve essere espulsa con idrovore per permettere l’ispezione completa della centrale. Quelle dell’impianto sono fuori uso, così Enel Green Power ha fatto arrivare delle pompe di grande portata dalle centrali geotermiche della Toscana. 

Le indagini e la ‘scatola nera’ in mano agli inquirenti

“La ‘scatola nera’ della centrale di Suviana è in mano all’autorità giudiziaria”, ha detto l’ad Bernabei. Sarà fondamentale per ricostruire l’accaduto. “Tutte le centrali hanno un sistema di supervisione e controllo che si chiama Scada. In questa centrale si trovava nei piani superiori. Questo sistema è già stato preso dall’autorità giudiziaria e quindi se avrà registrato qualcosa si vedrà nel momento in cui verrà esaminato”, ha aggiunto l’ad di Enel. 

Fra le ipotesi degli esperti, l’esplosione potrebbe essere stata innescata da un guasto all’alternatore. Se il sistema avrà registrato qualcosa “quell’analisi potrà essere utile per capire le cause, perché altrimenti attualmente non è davvero possibile che cos’è successo”, ha detto ancora Bernabei. Anche i piani più alti, tuttavia, hanno riportato alcune conseguenze dall’esplosione.

Tajani ricorda le vittime: “Investire nella sicurezza”

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando agli Stati generali dell’economia organizzato da Forza Italia a Milano, ha ricordato le vittime della tragedia: “Non posso non ricordare le vittime sul lavoro della centrale idroelettrica di Bargi. Purtroppo gli incidenti ci sono sempre. Dobbiamo continuare a lavorare sulla sicurezza per il lavoro con norme non ideologiche”,  ha detto aggiungendo: “Per esempio, possiamo pensare di dare incentivi alle imprese che adottano politiche sulla sicurezza all’avanguardia”.

Condividere.
Exit mobile version